Astrologia, oroscopo, maghi, maghetti e maestri di vita |
All’Inizio di ogni nuovo anno ci sono le previsioni dei vari astrologi e le relative e consuete e ormai scontate crociate contro l’antenata dell’astronomia come ad esempio da parte del Cicap o di scienziati e pseudoscienziati e di alcuni cattolici. E’interessante sottolineare che riguardo all’astrologia nell’ambito della Chiesa si sono sempre avute posizioni notevolmente diversificate e che comunque non sono mancati e non mancano nell’ambito del Cattolicesimo personaggi che hanno dialogato e dialogano con l’astrologia. In Occidente l’astrologia è stata una disciplina di fondamentale importanza dall’Antichità fino al Rinascimento compreso. Al tempo di Dante Alighieri era materia di insegnamento universitario e senza di essa difficilmente si comprende la Divina Commedia. Come tutti i grandi fenomeni culturali essa ha avuto sia sostenitori che denigratori. Tra i suoi avversari vi furono gli Aristotelici, gli Epicurei, i Cinici, gli Scettici come Carneade, Cicerone, Tacito, Plinio il Vecchio, Gregorio ... ... di Nissa, Sant’Agostino, Savonarola, Pico della Mirandola, il gesuita Paolo Segneri, Lutero e Calvino tra i Protestanti. Tra i sostenitori, ricordiamo tra gli altri, Platone, Seneca, Averroè, Dante, Galilei, Melantone. Grandi ingegni dell’umanità si occupavano dell’astrologia come ad esempio Marsilio Ficino (che era anche prete), il Regiomontano, Paracelso, Cardano, Nostradamus, il domenicano Campanella e i famosi astronomi Brahe e Keplero, e ai nostri giorni lo psicologo Jung viene spesso portato ad esempio tra i sostenitori dell’astrologia. Il cristianesimo, fin dal suo sorgere, non poté fare a meno di prendere posizione nei riguardi dell’astrologia. Il pericolo incombente era l’idolatria astrale, cioè il culto del Sole, della Luna e degli altri pianeti per cui nel Cristianesimo primitivo coloro che praticavano il mestiere di astrologo se volevano ricevere il Battesimo dovevano abiurare la professione così come a quell’epoca veniva svolta. Un grande oppositore cristiano fu Sant’Agostino e inoltre ci furono delle condanne da parte di Sinodi e Concili; ricordiamo, in modo particolare, quello di Toledo nel 447, di Braga nel 561. Contro l’astrologia, il papa Sisto V il 5 gennaio 1586 emanò la Bolla “Coeli et Terrae” e poi il papa Urbano VIII il 31 marzo 1631 emanò la Bolla “Inscrutabilis”, con cui minacciava la pena di morte per gli astrologi. Ai nostri giorni, il Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica, emanato nel 1993, nella II parte riguardante i Dieci Comandamenti, al cap. I ai nr. 2115-2117 afferma: “tutte le forme di divinazione” sono da respingere: ricorso a satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che svelino l’avvenire, la consultazione degli oroscopi, dell’astrologia (…), interpretazione dei presagi e delle sorti, di fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia e sugli uomini, ed infine un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste, sono in contraddizione con l’onore ed il rispetto congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo”. Questo brano del Catechismo cattolico è stato utilizzato dai detrattori per lanciare sassi “cattolici” contro gli astrologi contemporanei. Diciamo subito che per quanto riguarda “gli oroscopi”, se si intende quelli dei giornaletti o di alcune riviste mensili, o quello delle radio libere o della tv penso che senza dubbio tutti i seri cultori di astrologia siano d’accordo con la denuncia del Catechismo: ogni disciplina conosce servitori buoni e meno buoni e ben venga la messa in guardia contro i ciarlatani che sfruttano la stupidità del popolino e delle donnette. Contro la vacuità degli oroscopi dei quotidiani c’è la famosa storiella di un giornale americano a vasta tiratura che fu costretto a pubblicare una locandina precedente degli oroscopi giornalieri che già aveva pubblicata perché il nuovo materiale non era giunto in tempo per la stampa, ma poiché nessuno dei lettori del giornale si lamentò di una qualsiasi imprecisione, l’editore concluse che poteva ben risparmiare il costo dei nuovi oroscopi, riutilizzando sistematicamente quelli vecchi! L’oroscopo del giorno, trasmesso ogni mattina o ogni sera dalle varie televisioni crea un danno alla vera sapienza astrologica. Il problema si risolverebbe solo con corsi di studi astrologici a livello universitario che durino anni e con esami rigorosi per divenire consulenti astrologi così come oggi si fa per diventare psicoanalisti, o medici psichiatri. Inoltre, dovrebbe essere applicato rigorosamente un codice deontologico professionale con gravi sanzioni pecuniarie e disciplinari per coloro che si prestano a fare “l’oroscopone” quotidiano sui giornali ed alla tv. Per quanto riguarda poi la condanna generale dell’Astrologia da parte del “Catechismo Cattolico” del 1993, bisogna dire che il Catechismo è un genere letterario particolare, a tale riguardo molti teologi cattolici autorevoli, ed anche dei vescovi si sono espressi contro la stesura di simili opere perché a proprio a causa del “suo genere letterario” spesso si offrono definizioni dogmatiche e morali lapidarie che non approfondiscono i problemi e quindi si può essere facilmente accusati di superficialità nel trattare problemi teologici ed etici. Una cosa è certa il Catechismo condanna l’astrologia intesa come forma di divinazione, cioè come curiosità sui fatti che accadranno nel futuro più o meno immediato. Nell’antichità bisogna riconoscere che l’astrologia fu spesso considerata come una scienza essenzialmente divinatoria che consentiva di conoscere o di predire il futuro. La credenza popolare diffusa accorda generalmente fiducia all’idea che esista un destino inesorabile, un fatum, come dicevano gli antichi. Di fronte a questo destino il libero arbitrio sarebbe limitato e qualche volta inesistente. Malgrado il suo impegno personale egli sarebbe costretto a seguire un cammino che è già stato stabilito. Marco Manilio che scrisse sotto Augusto e Tiberio il poema didascalico in esametri “Astronomica”, in cui è trattato l’influsso degli astri sul destino degli uomini, affermò: “Il destino governa il mondo, l’universo è retto da una legge inflessibile”. Ora è evidente che a causa di questo determinismo astrale la Chiesa si oppose con forza a tutti coloro che pretesero di spiegare i comportamenti umani invocando un rigoroso determinismo planetario. Questo modo di intendere l’astrologia evidentemente era in rotta di collisione con la dottrina cristiana che privilegiava l’aspetto della grazia e della libertà. Nel suo articolo intitolato “Astrologia, scienza e catechismo”, pubblicato sulla rivista “Linguaggio astrale”, Grazia Mirti afferma acutamente: “L’astrologia è una disciplina che studia la connessione tra Macrocosmo e Microcosmo, intendendo il primo come sistema solare inserito all’interno della fascia zodiacale, al momento in cui l’individuo vede la luce. Egli viene posto al centro del cosmo, ciò che consente di chiarire la concezione geocentrica dell’Astrologia che può essere definita una psicologia antica di millenni. La concezione moderna dell’astrologia ha completamente abbandonato il determinismo delle origini, per trasformarsi in disciplina umanistica. Essa non ha nulla a che vedere con mantiche divinatorie di qualsiasi genere che possiedono una loro dignità ma non spartiscono contenuti comuni”. Come spiegare allora questa condanna globale dell’astrologia da parte dei sette vescovi che hanno esteso il Catechismo? Sempre Grazia Mirti, nel citato articolo scrive: “La maggior parte delle persone (compresi, duole dirlo, autorevoli rappresentanti della teologia ufficiale), non ha la più pallida idea di che cosa sia in realtà l’astrologia. Al più alcuni possiedono reminiscenze remote sulla “Fede negli astri” o su imperatori romani definiti “cosmocrator”. Da quando il ministro Colbert nel 1666 estromise un’astrologia decaduta e determinista dall’università”. Anzitutto tra coloro che invece dialogarono con l’astrologia ricordiamo che assai conciliante con essa si mostrò il massimo teologo del Medio Evo, San Tommaso d’Aquino che dedicò centinaia di pagine al rapporto tra astrologia e teologia. Quello che San Tommaso, parecchi secoli fa affermò, può essere considerato ancora valido perché sotto certi aspetti l’astrologia, se rettamente intesa, potrebbe essere considerata una scienza sacra, cioè una sorella della teologia perché, in ultima analisi, essa tende a dimostrare razionalmente e misticamente quello che si propone anche la teologia, cioè l’esistenza di Dio ed il suo influsso sulla storia delle vicende umane. Nella storia bimillenaria della Chiesa cattolica ci sono stati molti alti prelati che hanno espresso interesse ed apprezzamento verso l’astrologia: il cardinale Pierre D’Ailly interpretò secondo modelli astrologici il libro dell’Apocalisse; il papa Giulio II diede incarico ai suoi astrologi di scegliere il giorno per la sua incoronazione; Leone X fondò una cattedra di astrologia alla Sapienza di Roma e numerosi membri del clero e degli Ordini religiosi (specialmente francescani, benedettini e carmelitani) furono valenti docenti di astrologia; il papa Adriano VI, ricordato come un teologo ed uno storico di gran valore, maestro di Erasmo di Rotterdam e dell’imperatore Carlo V fu anche un patito dell’astrologia; il papa Paolo III che fu il promotore del Concilio di Trento diede incarico agli astrologi di stabilire le ore più favorevoli per la celebrazione dei Concistori. In tempi più recenti i moralisti cattolici Nordin e Schmitt hanno affermato che è lecito per dei cristiani l’indagine scientifica sull’esistenza di rapporti tra il movimenti dei pianeti e i corpi umani, con l’avvertenza che sia evitato il pericolo di fatalismo e di superstizione tra il popolo. E’ da citare anche il teologo Garezzo che considera l’astrologia “scienza di cause e non di fatalità”, è interessante sapere che il famoso musicologo il Benedettino padre Pellegrino Ernetti che era anche un rinomatissimo esorcista a Venezia era un cultore di astrologia, inoltre colei che è unanimemente considerata la più grande astrologa dei tempi moderni l’americana Jeanne Dixon era una cattolica praticante che ogni mattina nella cattedrale della capitale degli Stati Uniti partecipava alla messa e poi vi rimaneva per molto tempo in preghiera, infine il notissimo scrittore e apologeta cattolico Vittorio Messori, sulle pagine della rivista cattolica Jesus scrisse, pochi anni fa, riguardo all’atteggiamento ufficiale della Chiesa sull’astrologia: “L’attuale prevalente atteggiamento cristiano – e cattolico in particolare – ci sembra qui troppo sbrigativo e sembra avere ereditato lo sprezzo e il rifiuto proprio di coloro che furono gli avversari della fede: i vecchi illuministi, razionalisti, positivisti. Quindi tutto nell’astrologia, sarebbe imbroglio, menzogna o, nei casi migliori, illusione. Tanto che non varrebbe neppure la pena di discuterne, lasciando simili cose ai superstiziosi e ingenui. Sul piano pastorale – continua Messori – questa chiusura senza spiragli non sembra affatto positiva. L’attrazione che su molti cristiani esercitano certe religioni orientali, certe sette, certe proposte alla “New Age” è determinata anche dal rigido rifiuto “cattolico” attuale di tutto ciò che non rientri nel quadro di una “razionalità” che sembra talvolta sconfinare nel razionalismo, nato come anticristiano, di cui parlavamo sopra. Magistero e prassi ecclesiali sembrano talvolta non rendersi conto che l’incapacità della proposta cattolica di raggiungere oggi le masse deriva anche dal fatto che ci si sbaglia sui destinatari di quell’annuncio. Si crede, cioè, di rivolgersi ancora all’uomo “moderno” quello formato (o deformato) dall’Illuminismo, mentre in realtà è ormai l’uomo entrato nella “postmodernità” dove la Ragione, quella con la maiuscola, non è più la divinità davanti alla quale inchinarsi silenziosi e riverenti. (…) Anche nella dimensione culturale e spirituale vige “una legge del mercato” nel senso che domanda e offerta devono incontrarsi: se oggi in tutto l’Occidente ritornano in forze e trovano fortuna proposte giudicate per due secoli “irrazionali” come quelle astrologiche è inutile scandalizzarsi e lanciare anatemi, come si fa anche in un certo mondo cattolico. Proprio quel dovere, per il credente, di “scrutare i segni dei tempi” sottolineato dal Vaticano II deve portare alla riflessione: non ci sarebbe offerta se non ci fosse domanda, da parte di un così grande numero di nostri contemporanei. Va ricordato ai cristiani in generale – continua Messori – che proprio all’inizio del Vangelo stanno quei “Magi” che simboleggiano l’omaggio dell’umanità intera e che erano astrologi provenienti dalla Caldea (…). La ricerca ha mostrato che, secondo quella sapienza orientale, Giove era il pianeta divino, Saturno quello di Israele e i Pesci il luogo celeste dell’Era messianica. Da qui il viaggio di quegli astrologi, dai quali Giuseppe e Maria accettano i doni invece di cacciarli come “superstiziosi”. Infine, conclude Messori: il rifiuto previo di questa realtà (in quanto, si intende, ha di migliore) taglia il Cristianesimo dell’Occidente moderno da una prospettiva condivisa in modo universale. Oltre a renderlo vassallo della superficialità razionalista secondo la quale tutto è già spiegato; o prima o poi, lo sarà dagli “esperti accademici” (…). Ciò che si vorrebbe è che la gente di fede non escluda a priori una qualche verità in una sapienza antica ed estesa quanto l’umanità e di fronte alla quale hanno riflettuto, pensosi, anche molti dei più sapienti tra i discepoli di quel Cristo la cui nascita fu annunziata anche dallo Zodiaco”. Il ruolo dell’Astrologia nella nascita di personaggi importanti ritaglia lo studio delle Grandi Congiunzioni e quelle del messianesimo. In effetti, le “dimostrazioni” che, nel Medio Evo, si stabilivano astrologicamente, sono alla ricerca di eventi maggiori che sono spesso la venuta di una figura di primo piano, Mosé, Gesù, Maometto, in particolare. L’esempio più celebre riguarda la nascita di Gesù. In effetti numerosi astrologi si sono sforzati di erigere l’oroscopo di Cristo. I tentativi più celebri sono quelli di Albumasar, di Pietro d’Ailly, di Cecco d’Ascoli – che fu condannato in parte per questa ragione – e di Girolamo Cardano. D’altra parte, come Keplero, si tratta non già di stendere il tema natale quanto di cogliere la congiunzione censita corrispondere con la Stella dei Magi, nel quadro di un maggiore accostamento ciclico. Il numero di opere di storici dell’Astrologia intorno ad un certo numero di soggetti seducenti, suscettibili di essere accettati da un punto di vista letterario od accademico. Vi sono così dei “luoghi comuni” indefinitamente ammassati. Dello stesso genere, sono gli studi sull’Astrologia dell’epoca di Chaucer o dell’epoca di Elisabetta I od ancora sull’universo astrologico di Dante od infine su Keplero astrologo. Si lasciano così zone d’ombra molto apprezzabili e causa di danno per una visione globale della Storia dell’Astrologia. Pare che sia Keplero che, per primo, abbia ricercato la realtà astronomica e cronologica dell’episodio. Friedreich Münter ci precisa che nel suo “De stella nova in pede serpentarii” (Praga 1606) Keplero introduce la congiunzione dei tre pianeti superiori, Marte, Giove e Saturno, “negli ultimi gradi dei Pesci od all’inizio dell’Ariete” per il momento della nascita di Gesù. Ma, ben prima di Keplero, la Stella dei Magi si è trovata al centro della polemica antiastrologica in mezzo ai teologi cristiani. Quelli che si sforzano di legittimare il ricorso all’Astrologia prendono appoggio su questa Stella dei Magi ma insistendo sulla sua filiazione col personaggio biblico di Balaam. Nelle “Questiones ex Novo Testamento” – opera apocrifa attribuita a Sant’Agostino – (Quaestio 63), Balaam è detto di aver consigliato ai magi di seguire la stella e che è così che a forza di aspettare, essi sarebbero stati pronti nel momento in cui essa appare. Tommaso d’Aquino riproduce questa spiegazione di Agostino (cfr “Somma Teologia” III pars, Quaetstio 36, art 5 – ad quartum “De manifestatio Christi nati”). Se Balaam è spesso citato a proposito della Stella dei Magi, è in ragione di Numeri 24, 17: “Io vedo ma non è ancora l’ora, lo distinguo ma non è vicino; un astro (kokhab) si slancia da Giacobbe ed una cometa sorge nel seno d’Israele, che schiaccerà le sommità di Moab (il Rabbinato traduce shévet con “cometa” e non già con scettro). Siccome Balaam non è ebreo, egli incarna, in qualche modo, nell’Antico Testamento, il non ebreo, di fronte all’Astrologia. I Padri della Chiesa, Ignazio (“Epist. Ad Ephes.” 19) e Tertulliano (“De Idolatria” cap. 9) non contestavano affatto l’incoraggiamento all’Astrologia che poteva rappresentare l’episodio dei Magi ma, secondo loro, “le arti divinatorie erano state autorizzate da Dio, fino alla venuta di Cristo ed è allora che un termine era stato posto all’autorità dei demoni sul mondo. Nella persona dei Magi, in effetti, l’Astrologia era venuta ad abdicare presso la culla del Redentore. Il ritorno dei Magi per un’altra via indicava, di conseguenza, che il suo impiego era stato oramai proibito”. Si ritrova una variante del “Ein Mazal”, che fa coincidere l’apparizione d’una nuova religione con quella d’una liberazione del regno degli astri. Questa attesa di un figlio della Stella nell’epoca di Cristo è confermata dall’epopea dello pseudo messia Bar Kokhba, dell’epoca di Adriano, ossia il figlio della Stella (il suo vero nome era Bar Kosiba e si approfittò della rassomiglianza). Si sa che Akiba aveva preso fatto e causa per quel “Salvatore” che rilanciò tragicamente la resistenza all’impero romano. Jeremias nel suo “Babylonisches im Neuen Testament” segnala dei commenti ebraici dell’episodio di Balaam che vanno in questo senso. “Nel Targum Onkelos dei Numeri 24/17 (1° secolo della nostra era), si parla, come segno annunciatore della nascita del Messia di “una stella ad Est”. Nella “Pesikta” post talmudica Sutasta 58a, si trova la stessa indicazione. Similmente, nel “Testamento apocrifo di Levi” c. 18 e 24. Quanto agli avversari dell’Astrologia, essi segnalarono che a causa del loro poco scrupolo, i Magi avevano allarmato Erode. Quest’ultimo, per misura di sicurezza decise di mettere a morte tutti i bambini al di sotto dei 2 anni. Un testo del Vangelo ha suscitato una polemica sul legame tra Gesù e l’Astrologia. Delancre nota, nel suo “Trattato della Divinazione o Quadro dell’Incostanza” (1630): “Pater venit hora, clarifica filium tuum” voleva dire che Gesù Cristo aveva avuto la sua ora così come gli uomini comuni. Sulla qual cosa la verità è, dicono i Teologi, che noi siamo in qualche modo soggetti alla nostra ora ma Gesù Cristo era assolutamente padrone della sua poiché è sovrano padrone del tempo, dei giorni e delle ore. E come dice Sant’Agostino, parlando della stella che guidò i Magi, Gesù Cristo era piuttosto il destino di quella stella anziché la stella essere il destino di Gesù. Così bisogna credere che sia piuttosto il destino di quell’ora anziché che quell’ora fosse il suo destino”. Don Marcello Stanzione |