La Santa pił popolare di Napoli |
La coppia di giovani sposi – lui, rude lavoratore; lei, esile e sorridente – attendono con impaziente timidezza che Suor Giuliana li chiami per accompagnarli nella preghiera a Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe e toccare fronte, cuore e pancia della donna con il reliquiario contenente frammenta di ossa ed un ricciolo dei capelli della santa. Pochi minuti accompagnati da una preghiera semplice: “ Il Signore, per intercessione di Santa Maria Francesca ti dia la gioia di sentirti chiamare mamma” e dal dono di una immaginetta con la novena alla “Santa dei Quartieri Spagnoli”. Siamo in uno dei luoghi simbolo di Napoli, raccontato in film, romanzi e testi teatrali, da sempre abitato da gente umile, segnata da fatiche e pregiudizi e che oggi più che mai si raccoglie intorno alla “bizzoca”, cioè alla monaca di casa, morta nel 1791, a settantasei anni, nelle povere stanze di Vico Tre Re a Toledo messele a disposizione da un sacerdote, Giovanni Pessiri, e nelle quali visse per trentotto ... ... anni tra sofferenze, lotte con il diavolo, predizioni, visioni ed estasi. Una donna apparentemente insignificante, quasi analfabeta, che come Padre Pio da Pietrelcina e Natuzza Evolo seppe farsi di tutti, guardare al di là delle apparenze per consolare e seminare speranza. La stessa che nutrono tantissime donne, provenienti non solo dall’Italia ma anche dalla Germania, dagli Stati Uniti, dalla Francia. Emozionate salgono le antiche scale che dalla chiesetta portano alla casa, perfettamente conservata, per chiedere alla santa il miracolo di poter essere madri. Fiduciose si seggono sulla sedia dove questa riposava e trovava sollievo mentre pativa i dolori della Passione. Sperano mentre l’invocano guardando con occhi sognanti le centinaia di fiocchi azzurri e rosa posti accanto alla statua che la raffigura a grandezza naturale. Alcuni accompagnati da biglietti dai quali traspare l’emozione per essere diventati – a volte dopo lunghe, costose ed estenuanti cure in centri specializzati - finalmente genitori. Scrive una coppia: “Tanta fede, tante preghiere che dureranno per la nostra vita, immensa Santa Maria Francesca: ecco che ci hai donato la gioia più bella che ha illuminato la nostra vita! I nostri cuori e la nostra casa! A te sempre devoti ti ringrazieremo per la vita. Per grazia ricevuta. E’ nata Maria Francesca 10 agosto 1998”. Una pioggia di colori che dà allegria ai piccoli ambienti, mescolandosi con naturalezza ai mobili quotidianamente usati dalla santa ed inorgoglisce Suor Elisa Villano, superiora delle “Figlie di Santa Maria Francesca” che, dal 1884, custodiscono la casa-santuario: “Lo spazio è limitato e non sappiamo più dove mettere i fiocchi che ci portano come ex voto. Moltissimi dei bambini nati grazie all’intercessione della nostra patrona si chiamano Francesco Maria, Maria Francesca oppure Anna Maria, nome che lei aveva prima di prendere i voti come terziaria francescana alcantarina”. Variopinti batuffoli di seta e tulle che si aggiungono alle tesi offerte da timorosi studenti (sì, la santa è anche la loro indulgente protettrice) ed a referti senza possibilità di appello stilati da luminari della medicina. “Quando c’è vera fede”, dice Suor Giuliana, “tutto diventa possibile. Bisogna avvicinarsi a Dio con animo puro, credere nella forza della famiglia e nell’intercessione di Santa Francesca”. Concordano Graziella e Roberto da Genova, felici genitori di Elena; Tiziana e Massimo Zampellon di Cassola, in provincia di Vicenza; Francesco ed Amalia che annunciano alle suore “con grande gioia la nascita di Maria Francesca, il nostro tesoro più grande, atteso da più di tre anni. Siamo stati presso la Vostra Chiesa un anno fa ed abbiamo invocato l’intercessione della santa affinché ci aiutasse ad avere la gioia di un figlio. Il 21 settembre 2008 questa gioia ha invaso la nostra famiglia e ne siamo felicissimi. Ed ora molti parenti ed amici la conosceranno e la pregheranno”. Una devozione che si alimenta grazie al “passaparola” servendosi anche di Internet dove gruppi di donne si raccontano le loro esperienze, le suggestioni provate nel visitare la casa di Vico Tre Re, la felicità incontenibile nel sapere che, presto, sarebbero finalmente diventate mamme. Ma non solo. Da tenera nonnina, Maria Francesca tutto capisce ed a tutti dà una mano: Alfredo Annunziata da Sarno, in provincia di Salerno, racconta di essere uscito dalla depressione e di sentirsi “un ragazzo nuovo è più bello nel cuore” dopo aver raccolto, per strada, una immaginetta della santa sporca di polvere; Paola ringrazia per “il grande dono dell’adozione della piccola vietnamita Maria Francesca; Carmela comunica che il marito della nipote, “un fiore di appena quarantadue anni” è guarito dopo un difficilissimo intervento chirurgico alla testa… Storie di vita che ogni giorno vengono raccolte dalle suore che accolgono tutti con la stessa comprensione affettuosa. Uno stile semplice che ha conquistato, tra gli altri, il principe Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia. “Ogni volta che è a Napoli”, ricorda Suor Elisa, “passa a salutarci. Fu la mamma che, da piccola, era stata da noi a dirgli di venire a conoscerci. Ci vuole molto bene e spesso ci scrive”. Tutto bene, dunque? No, la “scarabattola”, la teca di cristallo che conteneva il Ninno d’oro, la preziosa statuina del Bambino Gesù rubata il 20 agosto del 2003 è ancora vuota. Inutili sono state le ricerche delle suore e persino quelle fatte da esponenti locali della camorra. Il piccolo Gesù che stese mani e piedini per permettere alla santa di mettergli comodamente gli indumenti trapunti in oro da lei cuciti sembra essere introvabile. Ma, sostengono le buone suore, presto ritornerà al suo posto perché Santa Maria Francesca non permetterà che “Ninillo” non riposi nella sua culla. Un soffio di amarezza sfiora il velo delle religiose. Sospira Suor Veronica, 95 anni, per lunghi anni Superiora generale della Congregazione: “Diverse volte ha steso il suo mantello su di noi proteggendoci da bombardamenti e disastri. L’ultima volta è stato pochi anni fa quando ha salvato tutti gli abitanti dal crollo di un palazzo. Lei è la santa dei Quartieri, della vita, della famiglia. Non abbandona nessuno, guarisce corpi ed anime. Certamente proteggerà anche noi, sue dirette figlie spirituali. Oggi siamo rimaste in 17 e lavoriamo in tre case a favore del prossimo e, soprattutto, dei bambini. Sono sicura che ci indicherà la strada giusta”. Alfonso Sarno |