Madre Clelia Merloni e gli Angeli |
Clelia Merloni nacque a Forlì il 10 marzo 1861 dal ricco industriale Gioacchino e da Teresa Brandelli e visse in un ambiente familiare precario a causa dei continui trasferimenti del padre da un posto all’altro per motivi di lavoro e per la morte prematura della madre. All’età di 33 anni vede in sogno la città di Viareggio a lei completamente sconosciuta ed il 24 aprile del 1894 insieme all’amica Elisa Pederzini decide di recarsi in quella cittadina. Ad esse si unirà poi Giuseppina D’Ingenheim ed insieme formeranno il primo nucleo delle suore “ Apostole del Sacro Cuore di Gesù”. A Viareggio furono accolte e sostenute dai frati minori della chiesa di sant’Antonio. Clelia, grazie alle finanze del padre, riuscì con le sue suore ad aprire diversi istituti di carità a Viareggio anche grazie all’aumento numerico delle sue religiose. Purtroppo dopo la morte del padre a causa di un’amministratore incapace, il denaro del padre andò in fumo e le suore dovettero abbandonare tutte le opere di ... ... Viareggio. La congregazione non si estinse grazie all’intervento del beato Giovanni Battista Scalabrini che fece collaborare le Apostole del Sacro Cuore con i missionari di San Carlo da lui fondati, e le inviò in tutto il mondo. Madre Merloni morì a Roma il 21 novembre 1930. Madre Clelia riguardo agli spiriti celesti così scrisse alle sue suore: “ Carissime figliuole in Gesù Cristo, vorrei sapervi più riconoscenti verso Dio ed anche verso i vostri Angeli Custodi. Pensate, figliuole, all’immensa bontà di Dio nell’aver istituito a vantaggio nostro gli Angeli Custodi. Vi pare poca cosa quella che Iddio permetta a dei principi della sua corte d’accompagnarci sempre e ovunque la note e il giorno, in viaggio e in casa, d’assisterci continuamente anche quando commettiamo il peccato che li fa fremere, anche quando resistiamo alle loro ispirazioni e ci ribelliamo contro di loro. Vedete dunque, figliuole, quanta bontà dalla parte del nostro buon Dio! Quale felicità per noi e, nello stesso tempo, quale vantaggio e qual profitto! L’Angelo custode ha la missione di occuparsi dei nostri interessi come fossero i suoi, e di renderci ogni sorta d’aiuto. Se preghiamo egli porta al Cielo le nostre preghiere e ne discende per portarci i doni di Dio. Se siamo in pena, ci consola per i buoni sentimenti che c’ispira. In qualunque stato d’animo ci troviamo, egli veglia sempre sopra di noi come sopra un fratello, ci conduce per mano, come una tenera madre col suo figliuolino, ci strappa dai pericoli, ci aiuta e ci soccorre col suo consiglio nel casi dubbi e difficili, insomma è per noi quel che è la guida per il viaggiatore, il medico per l’ammalato, il padre per i suoi figli, l’amico più fedele pel suo amico. Ditemi, figlie carissime, non ne facciamo noi l’esperienza dell’assistenza amorosa e continua del nostro Angelo custode? Donde ci vengono quei lumi che rendono la nostra fede più viva, quei movimenti subitanei che ci portano al bene, quei momenti felici, in cui il cuore si sente tutto rapito in Dio? Oh! Sono gli Angeli custodi che ispirano ai nostri cuori sì pii e dolci sentimenti, e godono e fanno festa in cielo quando vedono che noi seguiamo i loro consigli e conformiamo le nostre azioni alle sante loro ispirazioni. La nostra sventura è quando noi non vogliamo accettare i loro buoni consigli, né ascoltare le sante proposte che ci fanno sentire per percorrere la via della santità a cui siamo chiamate, e quando ci fanno sentire le ispirazioni nostro malgrado, vi resistiamo ancora. Ringraziamo, figliuole mie, Dio di tanta bontà ed il nostro Angelo custode della continua ed amorosa assistenza che ci presta. Ricordiamo, però, che noi abbiamo dei doveri di gratitudine verso l’Angelo Custode. Noi abbiamo il dovere di rispettarlo, di amarlo, di parlargli e di imitarlo. Se si debbono rispettare i grandi ed i santi personaggi della terra, di quanto maggior rispetto non dobbiamo circondare i principi del Cielo? E quale colpa non è la nostra quella di fare sotto i loro occhi ciò che non faremmo sotto gli occhi di un uomo onorevole! Ovunque andiamo e stiamo, il nostro Angelo custode è con noi; dobbiamo sempre ricordarcene, e questo pensiero deve trattenerci dal fare cosa o dir parola che non siano degne di così augusta presenza. Come non amare un tale benefattore, un amico così affezionato, così santo, così perfetto? Come non protestargli il nostro amore, e ringraziarlo sovente della sua compagnia, dei suoi offici, dei buoni pensieri che ci dà, dei buoni sentimenti che c’ispira? Dobbiamo parlargli sovente. Quando si ama veramente qualcuno e si ha l’occasione di vivere in sua compagnia; lo si saluta e gli si parla gli si confidano le gioie e le pene, gli si apre tutto il cuore nostro. Non amiamo il nostro buon Angelo, se lasciamo passare i giorni e le notti senza parlargli, senza esporgli i nostri bisogni, senza dirgli nulla; noi non lo amiamo se la mattina, appena svegliate, non lo salutiamo per raccomandargli tutto il giorno e la sera, prima del sonno, per pregarlo di amare e di adorare Dio in nostra vece nel corso della notte; non l’amiamo se nei nostri affari e difficoltà, nei nostri disgusti, abbattimenti, combattimenti, malattie, non invochiamo la sua assistenza, se finalmente non salutiamo, nei nostri viaggi, gli angeli custodi dei luoghi per i quali passiamo, e nei nostri rapporti con il prossimo, l’angelo custode delle persone con cui trattiamo. Dobbiamo imitare il buon Angelo custode; imitare, nella Chiesa, la sua profonda religione innanzi ai tabernacoli; nella preghiera il suo raccoglimento e la pietà, negli affari nostri, la sua unione con Dio, nelle nostre tentazioni, le sue lotte gloriose contro il demonio al grido di S. Michele: “Chi è come Dio?” nell’esercizio della carità, la sua pazienza nel sopportare torti e difetti del prossimo, la sua dolcezza, la sua generosità, la sua assistenza, insomma in ogni cosa la sua conformità al beneplacito di Dio, la rettitudine delle sue intenzioni la sua vita pura e innocente. Avete inteso, figliuole? Lo farete, quello cioè d’esser grate a Dio ed al vostro buon Angelo custode? Se voi cercherete d’ascoltarlo con fedeltà mettendo, nello stesso tempo, in pratica i suoi santi suggerimenti, vi farete tutte sante, gran sante e presto sante”. Don Marcello Stanzione |