L’omosessualità come disordine psichico e morale oggettivo, altro che orgoglio gay di Roma Europride |
Dall' 1 al 12 giugno Roma sarà invasa dai cortei variopinti dei membri delle organizzazioni lesbian, gay, bisexual, trans gender e intersex. A questi che parteciperanno al Roma Euro Pride 2011 sono giunti addirittura i saluti del sindaco di centrodestra il sempre più deludente Alemanno che si è rivelato un vero floppy a livello politico ed ha perso sempre più la stima dei cattolici romani. Nel loro documento politico gli omosessualisti rivendicano di essere orgogliosi di essere quel che sono e accusano di razzismo, sessismo, omofobia, lesbofobia e tranfobia tutti coloro che si oppongono al matrimonio tra persone dello stesso sesso. La strategia omosessualista è sempre quella di voler far passare come martiri gli omosessuali e di voler far passare come carnefici quelli che non vogliono che si diffonda un modello di vita aberrante contrario ai principi biblici e al diritto naturale. In realtà l’omosessualità si configura come un disturbo dell’identità sessuale di carattere ... ... patologico (un disturbo che può essere curato con ottimi risultati, ed in secondo luogo che si tratta di un problema che riguarda una stretta minoranza: da censimenti effettuati negli Stati Uniti D’America e in Gran Bretagna, al massimo, si può dire che hanno tendenze omosessuali di qualche tipo solo il 2% degli uomini e l’1% delle donne. Quanto alla interpretazione psicodinamica, possiamo chiederci: l’omosessualità deve essere riguardata come un vizio, o piuttosto come una malattia? Il vizio è l’abitudine a comportarsi in modo disordinato e tale abitudine è la conseguenza di una prolungata ripetizione di atti disordinati. Esiste spesso un rapporto d’indipendenza fra il vizio e malattia (si pensi al caso dell’alcolismo). Spesso vizio e malattia si fondono e si confondono a costituire un cosiddetto “circolo vizioso”, una spirale senza apparente via d’uscita in cui le diverse componenti si alimentano reciprocamente. Ricerche scientifiche dimostrano ce esiste negli omosessuali: - un complesso d’inferiorità nei confronti del proprio sesso; - una mancata identificazione con il modello del genitore del medesimo sesso: l’identificazione non avviene perché il genitore è “inadeguato”, oppure perché il soggetto – bambino o bambina – per aspetti caratteriologici suoi o per sue interpretazioni, indipendenti dal comportamento del genitore, non trova in lui quanto va cercando; - un attaccamento infantile non consapevole al genitore complementare; - un precoce condizionamento dovuto ad atti sbagliati e ripetuti al punto da trasformarsi in abitudini. Un noto psicologo come Paul Cameron – fondatore del FDamily Research Institute di Washington – ha dimostrato dati alla mano che lo stile di vita omosessuale abbrevia drasticamente la durata della vita: 39 – 40 anni per i gay, 44 per le lesbiche, senza considerare i morti per AIDS (dati che si riferiscono agli Stati Uniti). La percentuale dei suicidi di gay e lesbiche è superiore alla media ed essi risultano causati soprattutto da frustrazioni nella vita di coppia. L’instabilità e la promiscuità sono la caratteristica delle coppie omosessuali: recenti statistiche dicono che il 28% delle femmine omosessuali aveva avuto 24 partners e la metà degli omosessuali Mc Whirter e Mattison hanno potuto dare soltanto il 4% delle coppie di maschi omosessuali, a loro studiati la qualifica di “coerentemente monogame”. Il “Barometro gay 2002” ha fatto una inchiesta da cui risulta che: il 53% di persone che hanno risposto hanno avuto più di 10 partners all’anno; il 33% hanno avuto più di 20 partners all’anno. Due studiosi del calibro di Blumstein e Schwartz hanno scritto che “l’omosessuale monogamo è una figura così rara che gli altri omosessuali non ci credono”. Don Marcello Stanzione |