Il Natale visto da Luisa Piccarreta |
Luisa Piccarreta nacque a Corato (Bari) il 23 Aprile 1865. La cittadinanza di Corato la ricorda tuttora con ammirazione e religioso affetto come “Luisa la santa”, la piissima anima che visse per ben sessantaquattro anni sempre a letto. In tale stato di continua sofferenza si trovò ridotta per un preciso disegno di Dio, dopo che volontariamente si offrì a 16 anni come vittima, non per causa di malattia, mai riscontrata dai medici; infatti nel corso di tanti anni non ebbe nemmeno una piaga da decubito o una malformazione, come di solito avviene a chi giace a letto per lungo tempo. Quanti la visitavano, la trovavano sempre uguale, sempre placida e sorridente, coi fusetti del tombolo tra le mani per lavorare, o con la corona del rosario tra le dita in segno di preghiera, e sulle sue labbra la dolce parola della Volontà di Dio; infondeva in tutti la pace dell’anima e della coscienza. E quanti, dalla sua povera stanzetta, uscivano illuminati da nuova luce di grazia e spiritualmente trasformati! ... ... In un letto, da bianca tendina circondato, la più piccola cella del mondo, Luisa ha vissuto la sua sovrumana storia di volontaria immolazione come vittima in Gesù, con Gesù e, per suo amore, in favore dei poveri peccatori, nell’impetrazione costante, come Gesù le insegnò, dell’avvento del suo regno. Sempre serena e fresca, piccola di statura, occhio vivace, sguardo penetrante, con la testa lievemente piegata verso destra, questa vergine viveva sola, assistita i primi anni dai genitori, e dopo la loro morte sempre in compagnia della sorella minore; durante gli ultimi quaran¬ta anni della sua vita, ebbe anche l’amorevole assistenza di una pia signorina, Rosaria Bucci, deceduta nell’anno 1978, dopo aver reso la sua preziosissima testimonianza su quanto ricordava di Luisa. Mai un lamento, mai un gesto di disappunto dinanzi alla Volontà di Dio, così come si manifestava nelle circostanze quotidiane. La si vedeva sempre seduta, appoggiata su tre cuscini, avendo dirimpetto un crocifisso, nella cui costante contemplazione Luisa modellò la sua esistenza. Sessantaquattro anni di letto! Un’intera lunga esistenza! Quest’anima, tutta di Gesù, dal 1882 (anno in cui aveva diciassette anni) al 1947, anno della sua pia morte, è vissuta nella croce tremenda di un’alternata compagnia sensibile e privazione di Gesù, nella sofferenza, nel silenzio e nella preghiera. La sua vita, d’una coerenza totale, risponde al disegno divino su di lei, che si è lasciata fare da Gesù depositaria e segretaria dei tesori della Divina Volontà, e modello ed esemplare del vivere in essa, cioè di ciò che il Volere di Dio può fare di un’anima quando la possiede e ad essa si dà in dono, perché Luisa è soprattutto La Piccola Figlia della Divina Volontà. Quest’ anima, priva di una qualsiasi istruzione umana, ha dovuto mettere per iscritto la storia della sua vita e le intimità e confidenze di Nostro Signore Gesù Cristo sul vivere nel Divin Volere, per far conoscere il decreto eterno dell’avvento del suo regno nella Chiesa e nel mondo intero. Per ubbidienza datale da Gesù, corroborata dai suoi confessori Luisa, sempre obbligata da essi, nell’arco di trentanove anni ha dovuto scrivere, a modo di diario, trentasei volumi, ed altri scritti. Luisa ha sempre avuto un confessore vicino, per volere di Dio. Ne sono succeduti cinque principali durante la sua vita: Cosma Loiodice, Michele De Benedictis, Gennaro Di Gennaro, Francesco De Benedictis e Benedetto Calvi. A parte alcuni casi particolari permessi da Dio (come quando le fu imposto di rifiutare la venuta di Gesù quando le si manifestava, il che le procurò una tortura indicibile), essi si sono sempre soffermati su grandi linee nella loro guida spirituale, riconoscendo l’opera di Dio in quest’anima particolare. L’unico punto su cui sono stati tutti irremovibili fu l’obbedienza impostale di scrivere tutto quello che il Signore le manifestava, non trascurando nulla: questo fece soffrire non poco Luisa, ma in questi comandi ella ha sempre riconosciuto la voce del suo Gesù, che le chiedeva di fare conoscere ai suoi ministri e poi alla Chiesa le verità che le manifestava. Altra obbedienza fu quella di mangiare quanto giornalmente le veniva portato. Luisa non poteva ingerire altro che la Santissima Eucarestia, ma per obbedienza mangiava il poco cibo che le veniva preparato, salvo poi rimetterlo, ma “mai in maniera scomposta e sempre più buono e bello di come le veniva offerto”. Questo perché Dio voleva nutrire noi suoi figli, che abbiamo bisogno del cibo, attraverso una creatura che non ne aveva bisogno, ma mangiava unicamente per compiacere il suo Signore, offrendogli così in maniera disinteressata una gloria tutta divina. L’obbedienza così diveniva la porta attraverso cui grazie sorprendenti passavano su Luisa e sull’umanità, e diveniva il mezzo per spaziare nelle vie sconfinate dell’amore e della libertà: quindi non obbligo e sforzo, ma adesione libera al Volere di Dio, realizzazione del progetto di Dio nella sua creatura e vita nuova nel proprio Creatore. Finito il trentaseiesimo volume cessa l’ubbidienza di scrivere, per cui Luisa, ormai pregna di questa dottrina celeste infusale dal suo Sposo, passa gli ultimi nove anni della sua vita nel silenzio e nel nascondimento. Parla con amabilità e con passione del Divino Volere a quanti la conoscono, e si consuma d’amore nella vita interiore e nel suo essere sempre più immersa nella vita divina. Si può fare un parallelismo con Maria Santissima, che dopo l’Ascensione di Gesù al cielo seguì la Chiesa nascente, meditando tutto nel suo Cuore Immacolato, aspettando il momento dell’incontro senza ormai termine con il suo Dio amato. Finalmente il 4 marzo del 1947 Luisa lascia questa terra per entrare nella Patria celeste, lasciando queste ultime parole al sacerdote che l’assisteva, parole che esprimono la grandezza e la portata di una missione ancora tutta da scoprire:“Ora muoio più contenta, perché il Divin Volere mi ha consolata più del solito con la vostra presenza in questi ultimi istanti della mia vita. Vedo ora una lunga, bella e spaziosa Via, illuminata da infiniti e splendenti Soli... Oh, sì, li conosco! Sono i Soli dei miei atti fatti nella Divina Volontà. È la via che ora devo battere; è la via preparata per me dal Divin Volere, è la via del mio trionfo, è la via della mia gloria, per congiungermi nell’immensa felicità della Divina Volontà. È la mia via, è la via che farò riservare per voi, caro Padre; è la via che farò riservare per tutte quelle anime che vorranno vivere nella Divina Volontà”. Riguardo al Santo Natale riporto ora alcune brevi visioni di Luisa Piccarreta sulla Natività: “ Trovandomi nel solito mio stato, mi sono sentita fuori di me stessa e, dopo aver girato mi son trovata dentro una spelonca ed ho visto la Regina Mamma che dava alla luce il Bambinello Gesù. Che stupendo prodigio! Mi pareva che tanto la Madre quanto il Figlio fossero tramutati in Luce purissima ed in quella Luce si scorgeva benissimo la Natura Umana di Gesù che conteneva in sé la Divinità, in modo umana si vedeva Dio, mentre , coperto di quel velo, appariva Uomo. Ed ecco il prodigio dei prodigi: Dio e Uomo, Uomo e Dio! Che senza lasciare il Padre e lo Spirito Santo viene ad abitare con noi e prende carne umana, perché il vero amore non si disunisce giammai. Ora, mi parso che la Madre e il Figlio in quel felicissimo istante siano rimasti come spiritualizzati e senza il minimo intoppo Gesù è uscito dal seno Materno, traboccando Entrambi in un eccesso d’amore, ossia trasformati in luce quei santissimi corpi, senza il minimo impedimento, Gesù Luce è uscito da dentro la Luce della Madre, restando sani ed intatto sia l’Uno che l’Altra, ritornando poi allo stato naturale. Chi può dire la bellezza del Bambinello che in quei felici momenti spargeva anche esternamente i raggi della Divinità? Chi può dire la bellezza della Madre che restava tutta assopita in quei raggi divini? E S. Giuseppe mi pareva che non fosse presente nell’atto del parto, ma se ne stava in un altro canto della spelonca tutto assorto in quel profondo Mistero e se non vide con gli occhi del corpo, vide benissimo cogli occhi dell’anima, perché se ne stava rapito in estasi sublime. […] Onde la Vergine SS., come scossa, è ritornata in Sé e dalle mani d’un Angelo ha ricevuto il Figlio nelle sue braccia e L’ha stretto tanto forte, con tanta forza di amore, che pareva che volesse inviscerarlo di nuovo. […] (dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarrreta – Volume 4,25 dicembre 1900). … Ancora Luisa scrive: “Vedevo poi la Regina Madre da una parte e S. Giuseppe dall’altra in atto di adorare profondamente l’Infante Divino, assorti in estasi continua, tanto che ci voleva un prodigio del Signore per poter esternamente accudire ai loro doveri. Anch’io vi ho fatta la mia adorazione e poi mi sono trovata in me stessa”. (Volume 4,26 dicembre 1900). Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui) |