LA SPIRITUALITA’ DI LUISA PICCARRETA di don Marcello Stanzione
Scritto da Amministratore   
domenica 21 maggio 2017
Luisa PiccarretaLeggendo le pagine del Diario della Serva di Dio Luisa Piccarreta, molti raccontano di sperimentare un’inspiegabile reazione. All’incomprensione o addirittura a un moto di ripulsa negativa, subentra un’attrazione quasi fascinosa. L’anima che si dispone ad accoglierne la luce, è come rapita nel Mistero in esse racchiuso. Dispiegandosi gradualmente la lascia, infatti, in una disposizione che prima non conosceva. Questi scritti “lasciano Dio dentro” a quanti con docilità e apertura vi si accostano. Essi hanno un solo centro intorno al quale ogni cosa ruota: la «Divina Volontà», ossia la realtà stessa di Dio che si dona gratuitamente alla creatura come Amore che crea, redime e santifica. ...
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Apparirebbero spesso ripetitivi, se non si conoscesse l’andamento dei lunghi discorsi di Gesù riportati nel Vangelo di Giovanni, dove il ripetere è un riprendere per progredire in profondità; troppo semplicistici, se si dimenticasse la pedagogia delle parabole di cui i vangeli sono pregni; giudicati d’eccessivo misticismo, se la mistica fosse prerogativa di pochi eletti. queste pagine appaiono, invece, di tale luminosità che ci si sente come messi a nudo, senza possibilità di sottrarsi allo sguardo di Dio, tutto Amore, che “elemosina” da noi una risposta libera e totale. Don Sergio Pellegrini l’assistente spirituale dell’associazione Luisa Piccarreta P.F.D.V.  in una sua eccellente pubblicazione sulla santità nella Divina Volontà scrive  riguardo ai tre modi di preghiera ed azione della Piccarreta confrontandoli sia alla luce della tripartizione di Giovanni della Croce delle tre fasi dell’unione mistica con Dio, cioè la purificazione, l’illuminazione e l’unificazione, e sia  alle 7 mansioni interiori di Santa Teresa D’Avila, e don Pellegrini scrive che i professori di teologia mistica rivelano due modi di pregare e di agire: il modo umano (modo humano) e il modo divino (modo divino). Il modo umano corrisponde alla fase di purificazione di Giovanni della Croce e alle prime 3 mansioni di Teresa D’Avila. Il modo divino corrisponde all’illuminazione e alle fasi di unificazione di Giovanni, e alle mansioni 4-7 di Teresa. Finché il dono di Vivere nella Divina Volontà non fu liberamente realizzato da Dio nella Chiesa, non era stata fatta alcuna citazione al modo eterno, cioè finché gli scritti approvati di Luisa hanno rivelato che il dono di Vivere nella Divina Volontà ammette l’essere umano al modo eterno di Dio, in tal modo che Dio assorbe e eleva le preghiere e le opere dell’anima a partecipare continuamente all’operato Trinitario è eterno, e perciò trascende il tempo e lo spazio, la sua elevazione degli atti dell’anima dà loro il potere di trascendere il tempo e lo spazio, e di multilocare e concomitantemente avere un forte effetto su tutte le creature del passato, del presente e del futuro, razionali e irrazionali. In questo modo eterno all’anima viene ridato il dono che Adamo ed Eva, e Gesù e Maria possedevano, e che restituisce ad essa il ruolo di corona di tutta la creazione. Simile al capitolo 3.57 ff di Daniele e al Salmo 148, le cui preghiere nel modo divino esercitassero un forte influsso sulle creature del loro tempo, i “giri” di Luisa nella creazione forniscono un metodo di preghiera nel modo eterno che esercita un forte influsso sulle creature di tutti i tempi. Don Pellegrini dichiara che in Luisa emerge il concetto di una nuova santità: Se a Luisa Gesù rivela che il modo eterno della santità è una nuova santità che sorpassa tutte le altre forme di santità, questa affermazione richiede qualificazione. La vita mistica per molti versi è un fenomeno di esperienza soggettiva, ed è spesso oltre la nostra comprensione determinare oggettivamente la grandezza della santità di un individuo, ancor meno di paragonare una santità con un’altra. In realtà, Gesù rassicura Luisa che il dono di Vivere nella Divina Volontà non è tanto una chiamata alla santità personale, quanto una chiamata a santificare tutte le cose per la realizzazione del suo regno. Mentre è futile perciò fare confronti tra questa o quella santità, è giusto asserire che una forma di santità può essere più grande di un’altra quando la sua grandezza è determinata dalla natura intrinseca del dono, e non dalla fedele corrispondenza del ricevente a qualsiasi grazia Dio possa desiderare offrirgli, la quale corrispondenza Dio solo contempla.   E’ importante comprendere bene la Differenza tra “fare” e “vivere” nella Divina Volontà: considerando i modi divino ed eterno di preghiera ed azione, Gesù rivela a Luisa le espressioni, “fare la Divina Volontà” per intendere la prima e “Vivere nella Divina Volontà” per intendere la seconda. Egli afferma che “Vivere nella Divina Volontà” è il modello che è “più vicino ai beati in cielo” e con una distanza dal “fare la Divina Volontà” “come quella del cielo dalla terra”. La seguente analogia descrive questi due modi: il modo divino di preghiera è quello di una persona santa sulla terra che desidera pregare per le anime defunte in un cimitero. Per farlo, egli deve camminare da una pietra tombale all’altra per vedere chi è la persona per cui deve pregare, e poi pregare per quell’anima, un’anima alla volta. Il modo eterno di preghiera è quello di uno che, desiderando di pregare per le anime di un cimitero, viene sollevato in un piano alto e osserva tutte le anime con gli occhi di un uccello per pregare per tutti concomitantemente. Vivere nella Volontà     Divina è invitare l’operato eterno di Dio nelle nostre preghiere ed opere finite, opera che conferisce loro una qualità eterna, per cui tali preghiere esercitano un forte influsso su tutte le anime del passato, del presente e del futuro contemporaneamente.
Il dono di Vivere nella D    ivina Volontà pone nell’anima la “Vita Reale” di Gesù. Questa Vita Reale è simile alla “Presenza Reale” di Gesù nell’Eucaristia, e si perpetua nell’anima che vive nella Divina Volontà. Il Catechismo  afferma che dopo che il fedele cattolico ha consumato l’Ostia consacrata, gli accidenti del pane rimangono in lui per circa 15 minuti, e poi vengono digeriti. Nell’anima che vive nella Divina Volontà, Gesù rivela a Luisa che nonostante che gli accidenti del pane consacrato siano consumati, la presenza di lui nell’Ostia consacrata viene perpetuata in quell’anima, costituendo così la sua Vita Reale. In questo modo, l’anima che vive nella Divina Volontà diventa un’ “Ostia Vivente”, cioè un altro Gesù che intercede per tutta l’umanità. Nel messaggio degli scritti di Luisa:

-    Il punto di partenza è ciò che la Divina Volontà è nella SS. Trinità;
-    Il centro del Disegno è il Verbo Incarnato;
-    E il punto di arrivo è il Regno di Dio mediante il dono del Divin Volere.

Altri temi, per esempio, gli angeli, le virtù, la stessa Passione di Gesù o la missione di Luisa, vanno inquadrati in modo armonioso nel loro posto specifico, ma rispetto ad altri argomenti risultano secondari, pur essendo evidentemente importanti. “In tutte le santità ci sono sempre i santi che per primi hanno avuto l’inizio di una specie di santità; sicchè ci fu il santo che iniziò la santità dei penitenti, l’altro che iniziò la santità dell’ubbidienza, un altro quella dell’umiltà, e così di tutto il resto delle altre santità. Ora l’inizio della santità del vivere nel mio Volere voglio che sia tu” (27.11.1917). Al posto della parola “santità”, possiamo leggere adesso “spiritualità”: quella finora sconosciuta del “VIVERE NEL VOLERE DIVINO”, che lei ben distingue (secondo la inattesa novità che le spiega il Signore) dal “fare la volontà di Dio” con rassegnazione, con obbedienza o perfino con fiducioso abbandono. Anche il lettore più distratto di accorge che gli scritti di Luisa presentano come due fasi. Nella prima si evidenzia la sua condizione di vittima e quindi, insieme al grande lavoro ascetico-mistico della Grazia in lei, c’è tutta la formazione riguardante le virtù, la corrispondenza alla Grazia, la terribile realtà del peccato (la separazione della volontà umana dalla Volontà di Dio) con tutte le sue conseguenze, i pregi della Croce, ecc. Nella seconda, il tema è, appunto, la Divina Volontà ed il suo Regno. Qui l’anima s’inoltra nell’immenso compito universale che lei è chiamata a fare, insieme a Gesù, vivendo nel Volere Divino, per preparare ed ottenere la venuta e il trionfo del suo Regno. Le due fasi hanno in certo modo come caratteristica, rispettivamente, la Misericordia Divina, che fa di tutto per salvare l’uomo (compresi i castighi), e “il Regno di Dio e la sua Giustizia” o Santità delle santità. Nei primi dieci volumi troviamo la prima fase; dalla metà del 12° in poi si svolge la seconda fase. Non sono divise in modo netto, insieme le troviamo nei volumi 11° e 12°, cioè negli anni che vanno dal 1912 al 1921. Alla fine della sua vita, Gesù spiega a Luisa quello che ha fatto in lei nei primi tempi e come tutto quell’intensissimo lavoro della Grazia nella sua anima fu per prepararla a deporre in lei le verità della sua Divina Volontà dicendole: “Figlia mia…, ciò che ha fatto il tuo Gesù era necessario al mio Amore e all’importanza di ciò che ti dovevo manifestare sulla mia Divina Volontà. Posso dire che doveva servire alla mia stessa Vita e a farmi compiere l’Opera della Creazione. Perciò era necessario che al principio di questo tuo stato usassi con te tanti stratagemmi d’amore; usai tante intimità con te, che ha dell’incredibile come Io giunsi a tanto e ti feci pure tanto soffrire, per vedere se tu ti sottoponevi a tutto, e poi ti affogavo con le mie grazie, col mio Amore, e ti sottoponevo di nuovo alle pene, per essere sicuro che tu non mi avresti negato nulla; e questo per vincere la tua volontà. Oh, se Io non ti avessi mostrato quanto ti amo, non ti avrei elargito tante grazie! Credi tu che era facile, che ti saresti sottoposta a questo stato di pena e per sì lungo tempo? Era il mio Amore, erano le mie verità, che ti tenevano e ti tengono ancora come calamitata in Chi tanto ti ama. Però, tutto ciò che ho fatto al principio di questo tuo stato era necessario, perché doveva servire come fondo, come decenza, decoro, preparazione, santità e disposizione alle grandi verità che ti dovevo manifestare sulla mia Divina Volontà. Perciò, degli scritti avrò più interesse Io che tu, perché sono i miei, ed una sola verità sul mio FIAT mi costa tanto, che supera il valore di tutta la Creazione, perché la Creazione è opera mia; invece la mia verità è vita mia, è vita che voglio dare alle creature; e lo puoi comprendere da ciò che hai sofferto e dalle grazie che ti ho fatto per giungere a manifestarti le mie verità sul mio santo Volere” (Vol. 36°, 19.05.1938). Nel primo volume Luisa racconta la Novena del Santo Natale, che fece quando aveva 17 anni, nella quarta ora Gesù le diceva: “Figlia mia, vorrei abbracciarti, ma non posso, non c’è lo spazio, sono immobile, non lo posso fare; vorrei vivere da te, ma non posso camminare. Per ora abbracciami e vieni tu a Me; poi, quando uscirò dal seno materno, verrò Io da te”. Queste parole accennano ad un insegnamento fondamentale, che il Signore svilupperà poi lungo i suoi scritti. Sono come due tempi della vita spirituale. Nel primo, l’anima, aiutata dalla Grazia, è protagonista nel suo cercare Dio; nel secondo, poi, Gesù è il Divino protagonista, quando verrà all’incontro dell’anima. Ciò riguarda sia la singola anima, sia l’insieme delle anime: l’umanità. Per questo, “l’Appello del Re Divino” che promulga il Regno della sua Volontà è il solenne annuncio della Venuta del Signore, dove Gesù ripete otto volte la sua prima parola, “vengo”, quella che nell’Incarnazione disse entrando in questo mondo: “Ecco, Io vengo per fare, o Dio, la tua Volontà” (Ebrei, 10,5-10). E così, nel “Appello del Re Divino”: “Vengo in mezzo a voi con il Cuore affogato nelle mie fiamme d’Amore. Vengo come Padre in mezzo ai figli, che amo assai, ed è tanto il mio Amore, che vengo a rimanere con voi per fare vita insieme e vivere con una sola Volontà, con un solo Amore. Vengo con il corteggio delle mie pene, del mio sangue, delle mie opere e della mia stessa morte (…) E non solo vengo come Padre, ma vengo come Maestro in mezzo ai discepoli (…) Vengo come Re in mezzo ai popoli, ma non per esigere imposte e tributi, no, no, vengo perché voglio la vostra volontà, le vostre miserie, le vostre debolezze, tutti i vostri mali. La mia sovranità è proprio questa: voglio tutto ciò che vi rende infelici, inquieti, tormentati, per nasconderlo e bruciarlo tutto col mio Amore. E da Re benefico, pacifico, magnanimo qual sono, voglio ricambiarvi con la mia Volontà, con il mio Amore più tenero, con le mie ricchezze e felicità, con la pace e la gioia più pura. Se mi darete la vostra volontà, tutto è fatto, mi renderete felice e sarete felici. Non sospiro altro, se non che la Mia regni in mezzo a voi…” Se nella prima fase della vita di Luisa (fase preparatoria) Gesù si manifesta a lei abitualmente come il Divin Redentore, nella seconda lo fa soprattutto come il Re, che viene a prendere possesso di quanto  Gli appartiene e a stabilire sulla terra il suo Regno, il Regno del suo Volere, come è in Cielo. Le innumerevoli volte che Gesù viene sensibilmente a trovare Luisa, sono segno della sua venuta gloriosa come Re alla fine dei tempi, e segnano anche le diverse tappe della sua vita, nelle quali la va trasformando e unendo sempre più a Se.  L’attuale arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, la diocesi di origine di Luisa scrive riguardo alla spiritualità della Piccarreta nella postfazione della biografia scritta dalla professoressa Maria Rosaria Del Genio: “ La conoscenza di questa spiritualità alta non ci deve chiudere in uno sterile intimismo spirituale, ma aprirci al fratello che ci passa accanto, nel quale ravviviamo spesso il gemito dello stesso Gesù, che abita in noi e che vuole essere ricambiato con il suo stesso Amore. Del resto è quanto ha fatto Luisa in tutta la sua vita con la sua continua offerta vittimale a favore di tutti. non fa meraviglia che in molti gruppi della Divina Volontà siano germinate anche opere di promozione sociale a favore dei più poveri. L’opera di Luisa è certamente lontana dall’aver esaurito i suoi effetti. Lo dimostrano anche le abbondanti notizie di grazie ottenute per la sua intercessione e che la Postulazione della Causa di Beatificazione sta diligentemente raccogliendo e vagliando. Lo prova anche l’afflusso di visitatori nella cittadina di Corato che ha dato i natali a Luisa. Ma soprattutto, lo prova il fatto che, con spontaneità, tantissimi si rivolgono, come un tempo, a Luisa, per chiedere di essere accompagnati nel cammino della loro vita, con la certezza di essere condotti a Dio. Tutto questo ci sollecita, ciascuno con la propria parte, a collaborare, perché la volontà di Dio si compia in terra come in Cielo.”  In conclusione attraverso Luisa Piccarreta Dio ha insegnato che per “fare” la sua volontà  bisogna “vivere” nella Volontà di Dio, come un figlio che ama suo padre ed è da questi riamato. Chiunque può, attraverso i consueti piccoli gesti quotidiani, vivere nella Divina Volontà “come in cielo, così in terra” realizzando le parole dell’orazione del Padre Nostro, tanto caro a Luisa. La Divina Volontà è stata dunque il suo rifugio e la sua forza. La vita di Luisa però non si è fermata davanti alla “pietra del sepolcro”; il suo cammino è solo il primo anello a cui si agganceranno “stuoli di anime”.