IL CULTO DI SAN MICHELE IN BELGIO Di Leonardo Guerra |
Scritto da Amministratore | |
luned́ 14 agosto 2017 | |
In Belgio gli studi sul culto dell’Arcangelo Michele e degli angeli si stanno accentuando in questi ultimi decenni, in cui gli studiosi tendono a mettere in rilievo alcuni elementi alquanto significativi, di cui ricordiamo i più importanti. La mentalità francese, dai tempi di Clodoveo (466-511) all’epoca di Carlo Magno (742-814), esalta l’arte della milizia, di grande interesse per la delineazione di uno degli aspetti dell’iconografia micaelica. Contemporaneo di Chrétien de Troyes (1135-1190), intellettuale di grande cultura, il cavaliere Hugues de Berzé scrive nella sua “Bible au Seigneur de Barzil”: «Riso e canto, tornei, avventure e corti d’amore, tale era la consuetudine. Tuttavia queste cose non ci facevano perdere il paradiso, perché chi è sdegnato, triste e melanconico può perdere il paradiso e colui che è pieno di gioia e di giocondità può guadagnarlo, fin tanto che si guarda dal peccato». ...
Sono i medesimi ideali che porteranno circa un secolo più tardi Simone di Montfort e l’abate di Citeaux ad evidenziare il conflitto fra l’aspetto temporale e spirituale della vita e a indurre i Cavalieri della Tavola Rotonda (Perceval, Ivano, Lancillotto, Cligès ed Erec…) ad andare alla ricerca del Santo Graal, il calice usato da Gesù Cristo durante l’Ultima Cena. I campioni della fede cristiana affrontano la lotta contro le forze del male e della natura rappresentate da Satana e la vittoria riportata sul Maligno è simile al trionfo di Michele sull’Anticristo e, nello stesso tempo, una forza di iniziazione all’arte della cavalleria. Per conseguire la libertà interiore, il cavaliere deve mostrare di possedere coraggio e un cuore puro, rinunciando ai beni materiali e non avendo altro possesso se non il cavallo e le armi. Come osserva il Beatus Liebanensis nel “Commentarius in Apocalypsim, et alia”, il drago, catturato da un angelo, «fu ucciso e mandato all’inferno: Nomen illi mors, et infernus sequebatur». Anche la pratica dell’evangelizzazione, molto attiva nei secoli IV, V, VII, XI e XII, contribuisce notevolmente in Belgio, con le tematiche del Giudizio Finale e dell’Anàstasis (la Discesa al Limbo), allo sviluppo della devozione verso il Principe delle milizie Celesti. In tale ambito si segnalano San Servazio, San Willibrordo e San Bonifacio, che si richiamano ai principi ispiratori del pensiero di San Colombano. Per Willibrordo il monaco occidentale non deve conoscere pause né crisi di scoraggiamento di fronte ai mali del mondo, ma essere attivo, austero, prudente, leale, tenace, esperto dei testi sacri e devoto al papa: «… tutte le armi di questo mondo non possono uccidere la nostra anima»; Bonifacio, considerato il padre della cristianità, opera prevalentemente in Germania, ma auspica e ottiene che l’abbazia di Fulda sia il centro propulsore della spiritualità e della cultura religiosa nei Paesi vicini. Il messaggio di san Colombano si concentra in un forte richiamo alla conversione e al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna. La sua austerità, tuttavia, non è mai fine a se stessa, ma solo un mezzo per aprirsi liberamente all’amore di Dio: «Se l’uomo userà rettamente di quelle facoltà che Dio ha concesso alla sua anima allora sarà simile a Dio e lo amerà con tutto il cuore», allo stesso modo dell’Arcangelo Michele, che si è schierato dalla Sua parte contro il superbo Lucifero. La scritta “Terribilis est locus iste”, che compare sopra il portale d0’ingresso dell’Abbazia di Bobbio fondata dal Santo e il drago, raffigurato nel mosaico pavimentale della cripta, stanno ad indicare la necessità di non profanare il luogo sacro e l’urgenza di allontanare i mali del mondo, impersonati da Satana. la frase trae origine da un sogno di Giacobbe, il quale vide (Gen. 28-17) una scala angelica che saliva dalla terra al cielo e udì la voce di Dio, in onore del quale eresse una stele, che consacrò con le parole: «Questo è un luogo terribile! Questa è la Casa di Dio e la Porta del Cielo». la stessa frase troviamo scolpita nella parte superiore della lunetta che sormonta il Portale d’ingresso di destra del Santuario di Monte sant’Angelo: la scritta ricorda che siamo di fronte alla Casa di Dio, in cui si deve entrare con un certo timore reverenziale, ma anche l’aura di mistero che pervade questo luogo, in cui prima del culto all’Angelo si veneravano le divinità pagane. Nella Grotta Celeste prevale largamente il concetto del “sanctus”, di onore riservato a Dio. Il sogno di Giacobbe che, in fuga dal fratello Esaù, vede gli angeli salire e scendere per una lunga scala e Dio promettergli il regno sulla terra su cui giace, è rappresentato su una formella (la terza dall’alto) dell’imposta di destra che consente l’accesso alla Celeste Grotta del Santuario del Gargano (“Scalam quam Jacob vidit in somnis”). Le abbazie colombiane svolgono un ruolo di primo piano nella società medioevale, in campo religioso come in quello economico, per il recupero di aree isolate e disabitate. Le più importanti, in Belgio, sono i monasteri di Stablo (o di Stavelot) e di Malmedy, di San Pietro di Gand, di San Bavone di Gand e di Cugnon di Bertrix. Altro aspetto significativo del culto micaeliano, in Belgio, è la presenza di un corso d’acqua nei pressi di una chiesa dedicata all’Arcangelo Michele, il che evoca il miracolo di Chonae in Frigia, in cui il nostro santo protettore esercita un ruolo di primo piano. Questo vale per i centri di Boezinge sull’Yperlée, di Courtrai, di Waarloos e di Chantemelle. Non bisogna dimenticare che un corso d’acqua rende particolarmente agevole il cammino di un pellegrino in viaggio verso un santuario, ma occorre tenere presente anche che l’iconografia dell’Arcangelo Michele in lotta con il drago o un mostro marino, si richiama direttamente a Monte Sant’Angelo o a Mont Saint-Michel, ove il culto si situa ad altezze elevate. Le prime testimonianze della venerazione micaeliana sono legate in Belgio all’esistenza di una parrocchia o di un titulus regio. A Gerpinnes, antica “villa” romana nei pressi di Charleroi, si rendono gli onori della venerazione a Santa Rolanda, figlia di Desiderio. Dopo la sconfitta subita a Pavia ad opera di Carlo Magno, per consolidare un sistema di alleanze il re dei Longobardi decide di affidare come sposa la propria figlia Rolanda ad Oger, principe di Scozia, ma la fanciulla si oppone alla volontà del padre e fugge a piedi di casa per rinchiudersi in un convento di Colonia. Sfinita dal lungo viaggio, muore nei pressi di Gerpennes e viene venerata come santa per i numerosi miracoli che avvengono intorno alla sua tomba, ma nel 1308 compare anche il titulus dell’Arcangelo Guerriero. Oggi la parrocchia è intitolata ai Santi Michele e Rolanda e il comune della provincia di Hainaut presenta nello stemma del comune l’immagine del Principe delle Milizie Celesti nell’atto di atterrare il diavolo e di reggere nel contempo con la sinistra la bilancia della giustizia. L’edificio religioso è meta di numerosi pellegrinaggi. Tituli micaelici di un certo interesse si conservano nella cittadella di Namur (Chapelle Saint- Materne), nel villaggio di Roksem, ove si incontra una chiesa intitolata all’Arcangelo Michele, nella città fiamminga si Roulers e a Liegi, in cui esiste un quartiere intitolato all’Arcangelo Liberatore (Ilot Saint-Michel). Chiesa principale per la diffusione del culto agli angeli è la Concattedrale di San Michele e Gudula di Bruxelles, sorta su una collina nel VII secolo, dopo la conversione degli abitanti al Cristianesimo. Particolarmente caro ai sovrani carolingi, l’edificio nasce chiesa di pellegrinaggio in onore di Santa Gudula (646-714), venerata come patrona del Belgio per le opere di carità e per la vita trascorsa in preghiere e digiuni nella chiesa di Moorsel, distante quattro chilometri da casa, un tratto che la fanciulla percorre a piedi avendo in mano una lanterna o una candela accesa. La tradizione vuole che spesso il diavolo tentasse si spegnere la lucerna con un soffio, non riuscendo però nel suo intento. La scelta di San Michele a patrono sopraggiunge nel 1047, quando Lamberto II di Leuven e di Bruxelles, condannato a morte dal padre, invoca il Santo Arcangelo, che lo fa uscire miracolosamente dal carcere. Nel medesimo anno Lamberto eleva la chiesa parrocchiale al ruolo di Collegiata e istituisce il duplice patrocinio di San Michele e di Santa Gudula, le cui reliquie vengono trasferite nell’edificio sacro. Il conte promuove anche la costruzione della prima cinta di mura, al fine di unire i tre punti centrali della città: la Collegiata, l’antico costrum e la residenza principesca (Coudenberg). La cattedrale è in gotico brabantino, (caratterizzato dall’inserimento, nello stile francese, di elementi fiamminghi), con il corpo centrale sistemato tra due torri, abside racchiusa da contrafforti, archi rampanti lungo tutto il perimetro, coro con deambulatorio e cappelle radiali. Come si può evincere dal timpano del portale dell’Hotel de Ville e dal gruppo che sormonta la guglia del medesimo Municipio (di circa 5 metri di altezza, è opera di Martin van Rode), dalla caduta degli angeli ribelli di Franz Floris, presente ad Anversa, nel Musée Royal des Beaux-Arts, a Bruzelles e in Belgio l’iconografia privilegia anche della Cattedrale di Notre Dame di Anversa. Una bella raffigurazione dell’atterramento del Maligno ad opera della donna e del bambino si ha sul pulpito barocco della chiesa di San Michele e Gudula, opera di Hendrik Franz Verbruggen, del 1699, dedicato alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre. Le due scene vogliono rappresentare simbolicamente la vittoria della Chiesa, rivestita della luce di Gesù Cristo e con il sostegno della parola degli Apostoli e del potere di San Michele e dei suoi angeli, sulle forze del male. le doglie del parto simboleggiano le afflizioni, in mezzo alle quali genera i suoi figli spirituali. Nel pulpito si legge plasticamente la descrizione fatta da San Giovanni nell’Apocalisse (12, 1-10): «Poi un grande segno apparve nel cielo: una donna rivestita di sole…, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Apparve ancora un altro segno dal cielo: … un gran dragone rosso… si pose davanti alla donna che stava per partorire, per divorarne il figlio, non appena l’avesse partorito. Ed ella partorì un figlio maschio, il quale deve reggere tutte le nazioni con una verga di ferro; … E ci fu una battaglia nel cielo: Michele e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel cielo…». |