ROMANO GUARDINI E GLI ANGELI DI DANTE Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 17 settembre 2023 | |
Gli studi del grande teologo Romano Guardini su Dante Alighieri (1265-1321), soprattutto sulla Divina Commedia, si estendono dal 1930 al 1960. Nel 1937 scrive il primo volume di Studio di Dante dedicato agli angeli, L’angelo nella Divina Commedia di Dante, per rispondere alla questione del significato degli angeli nel poema, l’aspetto sotto il quale appaiono, il carattere che manifestano e la natura delle loro azioni. Guardini non accetta la degenerazione della figura dell’angelo nell’arte degli ultimi cinque o sei secoli. La visione moderna ha ridotto gli angeli a una figura sentimentale puramente terrena e a un’entità mitologica lontana. ... Guardini scrive: “A questo proposito si può constatare che solo a partire dalla fine del Medio Evo e soprattutto nell’epoca moderna l’angelo vive nella coscienza sociale come una figura un po’ sentimentale, un essere per metà femminile. Senza dubbio, tanto dell’Antico quanto nel Nuovo Testamento, così come nella coscienza cristiana primitiva e gli inizi del Medioevo, l’angelo è un essere straordinario e temibile. Secondo Guardini, risulta difficile concepire il mondo degli angeli come un mondo reale di persone reali nella cultura moderna che ha prodotto individualismi e che si è impoverita spiritualmente. Gli angeli della Divina Commedia entrano allo scopo di interpretare l’eternità. Sono spiriti puri che esprimono la totalità del loro essere in ognuna delle loro azioni. Nel primo istante della loro vita, dal loro essere creati da Dio dovettero prendere una decisione davanti a Dio e il teologo Guardini scrive: “L’essenza della vita angelica consisterà pertanto nel fatto che gli angeli si decisero per Dio con tutto il loro essere”. L’amore di Dio offrì alla creatura angelica la possibilità della comunione divina, la quale si realizza in modo diverso e decidere fra la salvezza e la dannazione. Per lui l’esistenza degli angeli “consiste nella partecipazione alla vita divina mediante la visione, l’amore, la lode e il servizio”. Pieni di Dio e orientati totalmente verso di Lui, per Guardini gli angeli del poema di Dante “sono angeli totalmente cristiani. Sono gli araldi celesti, gli eserciti del Dio vivo, le prime creature del Signore del mondo che si decisero alla santità”. Inoltre, come indica il loro nome, gli angeli sono messaggeri, cioè “gli angeli vivono in Dio, però allo stesso tempo sono i messaggeri dei quali Egli si serve per operare nel mondo”. Insieme all’uomo c’è un essere che lo esorta e lo aiuta a essere un io, a rimanere responsabile. “Alle volte il compito più profondo dell’angelo custode è quello di aiutare l’uomo ad essere se stesso in modo giusto, fra la presunzione e l’abdicazione della propria realtà ed è una sventura che l’epoca moderna l’abbia dimenticato”. Da qui l’unico obiettivo della relazione degli angeli con gli uomini in Dante è la realizzazione del regno di Dio in ogni uomo: “Prendono sul serio il destino di Dante con una premura che all’inizio si avverte appena, ma che più tardi diventa sempre più chiara. (…) La loro attenzione si orienta completamente alla realizzazione del regno di Dio, e Dante occupa in stesso un posto importante”. Un’unica volta appare l’angelo nell’Inferno della visione di Dante. Si tratta di un essere portatore del potere divino e “che possiede qualcosa di inaccessibile e inesorabile. Innanzitutto, quando gli occhi di Dante sono coperti, la sua apparizione si descrive con immagini di suoni naturali e paurosi; dopo, quando può vedere nuovamente, con immagini visive. L’angelo è terribile, possiede un potere divino e nello stesso tempo un’indifferenza piena di disprezzo. Libera facilmente Dante e Virgilio da una situazione che per loro era un cammino senza via d’uscita, (…) scompare di nuovo senza degnarsi di dire una parola ai due viandanti”. Nel Purgatorio Dante descrive il ministero angelico in relazione con l’uomo: agli angeli viene affidato il compito di guidare le anime nel loro cammino di purificazione. Si tratta di un cammino di espiazione dei peccati dove gli angeli aiutano l’uomo ad essere giusto. Anche così la speranza offre luce e serenità in questo cammino e Guardini scrive: “Pertanto un ineffabile sorriso risplende sulla faccia dolorosa del Purgatorio. Qui la santità si realizza continuamente e in movimento perenne passa dall’intenzione all’essere e si manifesta nella salita visibile dei pendii della montagna fino alla cima. Gli angeli sono i ministri di queste vicissitudini e nulla di più bello può essere pensato che questo ausilio pieno di rispetto, di compassione e allo stesso tempo di rigore di verità incorruttibile, che le creature celesti danno agli uomini, loro fratelli penitenti”. Nel Paradiso di Dante, per Guardini, appaiono le milizie celesti e non figure singole, con l’unica eccezione di San Gabriele: “Adesso gli angeli non appaiono più come figure singole. A partire da adesso, ad eccezione dell’arcangelo San Gabriele che è al servizio di Maria, appariranno sempre eserciti celesti. Li incontriamo per la prima volta nel paradiso terrestre. Il giardino dell’Eden si mostra di una bellezza sacra, personificato da Matelda, espressione dell’armonia tra la volontà dell’uomo, completamente libera e buona, e la creazione di Dio”. Questi angeli nel Paradiso di Dante, fanno parte di nuovi cori formando gerarchie e avvolgono la realtà divina: “Nella gerarchia si mostra la varietà e l’unità di modi con cui gli angeli, attraverso il loro canto, partecipano alla pienezza del valore di Dio”.
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