GLI ANGELI E LA PIA MORTE DI PUDENZIANA ZAGNONI Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
giovedì 31 ottobre 2024 | |
All’abbazia di Cluny si trovava in mezzo ai moribondi un monaco (la cronaca non ne ha conservato il nome) che, avendo ricevuto gli ultimi sacramenti, si disponeva a partire per il cielo con vivi sentimenti di fede. Egli vide entrare nell’infermeria uno splendido corteo di uomini vestiti di bianco. Pensando di essere in presenza dei suoi frati vestiti del loro abito, che venivano a confortarlo disponendosi intorno al suo letto per recitare le preghiere degli agonizzanti, egli si rivolse al frate infermiere; ma, con sua grande meraviglia, questi non vedeva niente e, inoltre, non riconobbe nessuno dei personaggi che il morente gli descriveva. ... Egli comprese allora che erano gli angeli del paradiso, venuti per cercare ed accompagnare l’anima del religioso. L’inverso si produsse col cappuccino Geremia di Valachia. Una notte, il suo angelo custode apparve al capezzale di fra Martino mentre che egli lo curava: “Consola tuo fratello ed avvertilo che il suo ultimo giorno si avvicina, che vedrà la ricompensa delle sue sofferenze”. Credendo che fra Martino avesse visto anch’egli l’angelo, gli disse: “Quale graziosa apparizione!”. Ma il malato non avendo visto niente, egli gli narrò la visione. Fra Martino se ne rallegrò grandemente e mise a profitto i suoi ultimi giorni per prepararsi santamente alla morte. Nel momento in cui egli spirò, il suo corpo esalò un profumo incantevole. Dopo la morte di Jeanne-Marie De Maillé (1331-1414), che si fece terziaria francescana dopo la sua vedovanza, ci si meravigliava nel vedere che una delle sue più care amiche non manifestasse affatto rimpianto: Perché piangere? Non dovrei aver piuttosto luogo di rallegrarmi? Diceva una vedova chiamata Isabelle, amica della defunta. Poiché, questa notte stessa, il mio orecchio ha percepito degli accordi che non sono della terra. Gli angeli, accorrenti davanti alla nobile dama di Sillé (Jeanne-Marie de Maillé), celebravano la sua entrata nella città degli eletti; ed ella stessa mi ha annunciato che non avrei tardato a raggiungerla. Una preparazione alla morte delle più formidabili che conosca la tradizione agiografica è quella della terziaria francescana Pudenziana Zagnoni (1583-1608). Durante le nove settimane precedenti il suo decesso, i nove cori degli angeli le apparvero in successione, dagli angeli ai serafini, infiammando sempre più il suo fervore, fino a che ella finì col morire d’amore coi serafini. Gli spiriti celesti le davano la comunione ogni giorno, e talvolta l’ostia era visibile al di sopra del suo letto. Durante l’ultima settimana, una luce abbagliante illuminò di tanto in tanto la camera della morente, ed ella fu vista dal confessore ed un altro sacerdote. Devotissima agli angeli, Pudenziana s’inginocchiava ogni giorno nove volte in onore dei nove cori celesti, fino a che la sua malattia le impedì di farlo. Meno spettacolare, ma altrettanto incantevole, è la grazia di cui beneficiò la piccola Anne De Guignè. Il giovedì 12 gennaio 1922 di mattina, ella chiamò sua madre per dirle che vedeva il suo angelo custode: “Verissimo, verissimo, egli è là!”. Poi, a due riprese: “Io lo vedo, mamma, lo vedo; voltatevi, lo vedrete anche voi”. Poco dopo, ella chiamava i suoi fratelli e sorelle con delle esclamazioni di gioia: “Venite a vedere, oh! Ma venite a vedere come è bello!”. Perfettamente cosciente, ella entrò in agonia il 13 sera e morì il sabato 14 alle 5 e 25, in una grande pace.
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