L'Avventismo |
Il Signore Gesù ha sempre ammonito i suoi discepoli a non voler conoscere il giorno né l'ora della sua seconda venuta sulla Terra. Il Vangelo di Matteo al capitolo 24, afferma: "Quanto a quel giorno e a quell'ora però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre" (v. 36). Purtroppo pochi tra gli insegnamenti di Cristo si sono rivelati di così difficile applicazione, infatti migliaia di personaggi hanno cercato con i calcoli più astrusi di fissare delle date per il ritorno del Cristo e per la fine del mondo. Fin dal 1700, l'attenzione di coloro che si dilettavano di profezie si era concentrata sui 1260 anni di cui parla l'Apocalisse (11,3) a cui si facevano corrispondere Daniele 7,25 e 12,7. Questi calcoli erano per lo più compilati da protestanti, per cui i 1260 giorni-anni di questi testi avrebbero dovuto corrispondere al "regno dell'Anticristo" in cui operava il papato cattolico. Il regno dell'Anticristo si faceva iniziare nel 538 con l'ingresso di Belisario in Roma e la fine del dominio dei Goti e si prevedeva perciò la fine del papato per il 1798. Poiché il 15 febbraio del 1798 il Papa Pio VI venne arrestato dai soldati francesi, le opere di questi "indovini" ebbero un successo strepitoso. Oggi sappiamo bene che il pontificato è vivo e vegeto più che mai. Ritenendo che la profezia relativa ai 1260 giorni-anni si fosse ormai verificata, gli interessi si spostarono sul ritorno glorioso di Cristo e sulla fine del mondo. Ci si interessò a Daniele 8,14 prevedendo tale fine tra il 1843 e il 1849. In questo clima di attesa si inserisce William Miller (1782-1849), americano, nato da genitori battisti. Questi, leggendo le opere di Voltaire e di Hume, si lasciò suggestionare in gioventù dall'Illuminismo, ma a 35 anni, deluso, ritornò alla fede nella Bibbia. Della Sacra Scrittura Miller studiò soprattutto il libro di Daniele e l'Apocalisse. In base ai capitoli 8 e 9 egli indicò il 1843 e del suo personale regno millenario. In seguito, spostò la venuta di Cristo dal 21 marzo 1843 al 21 marzo 1844. La tensione dei suoi seguaci raggiunse il massimo e molti fra di essi abbandonarono il lavoro e regalarono le loro proprietà. Ma dopo che la data del 1844 passò, Miller confessò di essersi sbagliato e rinunciò a fare ulteriori calcoli. Ma uno dei suoi adepti, Samuel Snow, affermò che Miller non aveva ben analizzato la parabola delle dieci vergini (Mt. 25,1-13). Lo sposo aveva differito la sua venuta di mezza giornata, cioè di mezzo anno, e quindi il Signore sarebbe certamente ritornato il 22 ottobre del 1844. Niente avvenne, ma un altro seguace di Miller, un certo Edson, affermò di aver avuto una rivelazione del "santuario", ma non si trattava della terra come aveva annunciato Miller, bensì il "santuario celeste" di cui si parla in Ebrei 8,5. Tale santuario era già stato mostrato a Mosé sul Sinai e gli era servito come modello per la costruzione del santuario terreno. Tale rivelazione venne confermata da Ellen White, che affermò che il 22 ottobre 1844 Cristo in cielo aveva iniziato il "giudizio inquisitivo" sui peccati che vengono commessi sulla Terra. Secondo la White il più terribile di questi peccati sarebbe la profanazione del sabato. Infatti la "profetessa", che in seguito sarà considerata la vera fondatrice degli Avventisti, diede un'importanza fondamentale all'osservanza festiva del sabato al posto di quella domenicale. Da qui, il nome assunto dalla setta di "avventisti del settimo giorno" che attualmente formano il gruppo avventistico più numeroso. Dopo la delusione del 1844, si crearono diversi gruppi tra i quali gli avventisti evangelici o l'unione della vita e dell'avvento; ad ogni modo il gruppo più consistente è rimasto sempre quello degli avventisti del settimo giorno. Il culto avventista è simile a quello della chiesa riformata calvinista. Il Battesimo viene concesso unicamente agli adulti e si riceve per immersione. La Liturgia è molto semplice, gli Avventisti non hanno un libro di preghiera. La celebrazione liturgica si svolge al sabato ed è essenzialmente una Liturgia della parola, dove vengono letti brani della Sacra Scrittura e testi propri dell'avventismo. Quattro volte all'anno gli avventisti celebrano la Cena con pane azzimo e succo d'uva non fermentato, questa "messa" è di stampo calvinista e viene preceduta dalla riconciliazione pubblica, durante la quale i partecipanti si domandano reciprocamente perdono e si svolge una lavanda dei piedi in luoghi separati per gli uomini e per le donne. La morale degli avventisti del settimo giorno è molto rigorosa, insistono ancora oggi sulla distinzione tra puro ed impuro, secondo le norme del Levitico e del Deuteronomio. Gli Avventisti infatti evitano sostanze inebrianti o stimolanti: caffè, tabacco, alcool, thé, narcotici, e raccomandano di condurre una dieta prettamente vegetariana. Se un avventista fuma una sigaretta o beve un bicchiere di vino viene scomunicato, così pure se non partecipa alle riunioni e si rifiuta senza un serio motivo di pagare la decima. Gli avventisti non vanno in discoteca, né al cinema, né partecipano ad incontri di calcio. Una confederazione generale che ha sede a Washington, il cui presidente e la cui giunta direttiva vengono sostituiti ogni cinque anni, costituiscono il nucleo organizzativo della setta; a livello locale vi è l'assemblea degli anziani. L'unione avventista raggruppa le diverse conferenze nazionali e a sua volta riunisce le varie assemblee di una stessa nazione. In tutto il mondo gli avventisti sono circa 3.000.000 e hanno oltre 50.000 missionari, gestiscono trecento ospedali, sanatori e cliniche, specie di medicina naturale. In Italia la federazione delle Chiese avventiste conta 5.000 battezzati in 63 assemblee locali e 14 gruppi diffusi specialmente al Centro-Nord (particolarmente in Toscana). Gli avventisti italiani pubblicano tre periodici: il "Messaggero Avventista", "Segni dei tempi" e "Vita e Salute", il più diffuso di tutti. I capi della setta esigono il pagamento della decima dai fedeli in senso stretto. Qualcuno tra questi addirittura paga la doppia decima, una destinata alla chiesa locale, l'altra alle missioni; l'avventismo infatti costituisce il gruppo religioso che dà il maggior contributo economico all'attività missionaria. Fa inoltre largo uso dei mezzi di comunicazione sociale e la rivista principale "Sentinella", è pubblicata in cinque lingue ed ha una tiratura di oltre 600.000 copie. Il programma radiofonico avventista (La Voce della Speranza), è trasmesso da 850 stazioni radio in 65 lingue diverse ed i suoi messaggi raggiungono 70 milioni di ascoltatori, soprattutto in America Latina. Gli Avventisti sono obiettori di coscienza e anticomunisti, nonché anticattolici. Oggi comunque lo sono molto meno di un tempo ed infatti negli ultimi trent'anni hanno mitigato le loro posizioni e "Babilonia" non è considerata più la Chiesa cattolica, ma la confusione oggi imperante. A livello dogmatico, gli avventisti seguono la dottrina delle chiese della riforma. Riconoscono la divinità di Cristo, la Santa Trinità e attendono in particolare la seconda venuta del Signore. A differenza dei Cattolici, gli avventisti affermano che il giorno sacro per eccellenza è il sabato e non la domenica, inoltre negano l'immortalità dell'anima e l'esistenza dell'inferno. Gli avventisti del settimo giorno professano la dottrina del condizionalismo, cioè posticipano l'ottenimento dell'immortalità dell'anima. Secondo questa dottrina cioè, al ritorno di Cristo avrà luogo anche la prima risurrezione. I giusti risorgeranno e riceveranno l'immortalità; attualmente i giusti si troverebbero in uno stato di incoscienza e di sonno. Gli avventisti sostengono che è vero che nella Bibbia il termine anima ricorre centinaia di volte, ma essi dicono che non si parla mai di anima immortale. Secondo questa dottrina, i giusti risorti e quelli ancora vivi verranno portati in cielo insieme con Cristo, per una durata di mille anni, in cui essi eserciteranno il giudizio sugli empi. Alla fine di questo periodo di mille anni scenderà dal cielo la nuova Gerusalemme con i giusti, ma Satana avrà di nuovo campo libero, egli sedurrà ancora una volta i cattivi e lotterà contro i giusti. La guerra terminerà con lo sterminio di Satana e dei suoi seguaci attraverso il fuoco. Non ci sarà l'inferno eterno: ai giusti Dio riserverà come dimora la nuova creazione in Cristo: la terra paradisiaca. Come Cattolici sappiamo che la negazione dell'immortalità dell'anima è un errore che si ripete nella storia, anche se rivestito di una patina culturale diversa. Nel caso degli avventisti, è stranamente una patina che afferma di essere non razionalista, ma addirittura biblica. La Chiesa Cattolica afferma che l'essere umano è stato creato da Dio come coronamento della sua opera, come si può ben comprendere da Genesi 1 e 2. L'uomo, nella sua unità personale è il risultato di un elemento sensibile, il corpo, e di un elemento spirituale, l'anima. L'anima è la fonte e la radice di quelle attività che l'uomo manifesta come suo modo specifico di essere creato: intelligenza, libertà e volontà. Dal fatto che l'anima sia sostanza spirituale ne consegue il fatto che essa è immortale. Questa proprietà dell'anima può essere rilevata dalla ragione con una riflessione sulle sue capacità come il volere, l'essere libero e l'intendere. Inoltre questa immortalità è attestata anche dalla Sacra Scrittura, con quelle modalità culturali che sono proprie dell'Ebraismo. La Chiesa insegna che l'affermazione della presenza di questa sostanza spirituale non contraddice la concezione biblica dell'uomo, in quanto non si viene a professare quel dualismo anima - corpo che la Chiesa Cattolica non ha mai accettato. Infatti è proprio in forza dell'anima che il corpo diventa un corpo personale o spirito incarnato. Come possono stare insieme questi due elementi? Un esempio, banale forse, può essere quello dell'energia elettrica e del filo di rame. Il filo ha valore in quanto è percorso dall'energia che si esprime nella luce. Gli avventisti sostengono che la credenza nell'immortalità dell'anima è presa dalla filosofia ellenistica; per essi non esiste escatologia intermedia, cioè inferno, paradiso e purgatorio, ma i morti risorgeranno alla fine del mondo al giudizio finale del Signore. In realtà le cose non stanno così. Ciò è dimostrabile tramite la citazione di alcuni versetti biblici. San Luca ci ha conservato le parole che Gesù morente disse al buon ladrone. Questi aveva rivolto a Gesù una preghiera: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose Gesù: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso"(Lc 23,42-43). Con questa chiara risposta Gesù assicura che quella preghiera veniva esaudita in quello stesso giorno; subito dopo la morte essi sarebbero stati felici in un nuovo stato di vita: il paradiso. Gv. 11,1-27 ci riporta la risurrezione di Lazzaro. Marta piangeva la morte del fratello, quando Gesù interviene dicendo: "Tuo fratello risorgerà" (Gv. 11,23). Poiché Marta, che era giudea, era abituata all'idea della risurrezione futura, risponde prontamente a Gesù: "Io so che mio fratello risorgerà nell'ultimo giorno" (Gv. 11,24). Ma Gesù rettifica quella idea errata e le dice: "Io sono la Risurrezione e la Vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà; anzi chi vive e crede in me non morirà mai" (Gv. 11,26). Gesù è la vita, ora, al presente. Afferma inoltre Gesù: "Chiunque vive e crede in me non morirà mai. Credi tu questo?" (Gv. 11,26). Che cosa chiede Gesù a Marta? Un atto di fede non nella futura risurrezione i n cui Marta già credeva, ma le chiede di accettare una nuova rivelazione che essa non riesce a capire. Quella donna è comunque sicura che Gesù le dice la verità: "Sì, o Signore, io credo che tu sei Cristo, il Figlio di Dio che deve venire in questo mondo" (Gv. 11,27). Che cosa è quindi questa nuova verità? Lazzaro, fratello di Marta, che ha creduto nel Figlio di Dio, non è morto. Resuscitandolo, Gesù dà la prova che le sue parole sono verità e vita. Ricordiamo ancora che in Apocalisse 20,4-5 S. Giovanni parla di una prima risurrezione per "quanti non avevano adorato la bestia e la statua". Risurrezione vuol dire passaggio già avvenuta dalla morte alla vita. Si tratta evidentemente di una risurrezione spirituale, distinta da quella del corpo che avverrà alla fine dei tempi. Tutti costoro hanno già la vita eterna e la conservano dopo la morte fisica. Per essi non ha più potere la seconda morte, ossia l'essere separati da Dio dopo il Giudizio finale. Un altro cavallo di battaglia degli avventisti è la celebrazione festiva del sabato che per essi è rigorosamente comandata dal Nuovo Testamento. Gli avventisti del settimo giorno affermano che la Bibbia non prescrive mai la santificazione della domenica. Gesù e gli apostoli consideravano il sabato come giorno consacrato a Dio. Secondo gli avventisti la celebrazione della domenica sarebbe stata introdotta dai Papi nel IV secolo a partire da un'usanza pagana. E' certo che in nessun passo del Nuovo Testamento sta scritto che invece del sabato si debba festeggiare la domenica. Ma è a altrettanto certo che i primi cristiani non avrebbero abolito il sabato a favore della domenica, se avessero visto in questo passaggio un'offesa contro la volontà di Dio. Per San Paolo i giorni e i tempo festivi dell'Antico Testamento non erano altro che ombre e prefigurazioni della Nuova Alleanza. Perciò riguardo ai Colossesi S. Paolo scrive che nessuno deve "giudicarli a causa di cibi o di bevande o di una festa o di noviluni o del sabato. Tutto ciò non è che adombramento della realtà futura" (Col. 2,16). E' vero che nella Sacra Scrittura il primo giorno della settimana non viene espressamente elevato a rango di giorno festivo, ma è notevole che Paolo esiga dai credenti di Corinto che raccolgono le elemosine per i bisognosi di Gerusalemme il primo giorno della settimana (I Cor. 16,2). E' significativo anche che S. Paolo si trovi a Troade con la comunità "radunata il primo giorno della settimana per spezzare il pane" (Atti, 20,7). Nel libro dell'Apocalisse, al capitolo 1,10, la domenica è già chiamata "giorno del Signore". Bisogna ribadire con fermezza che è inesatta l'affermazione avventista che il sabato sia stato spostato alla domenica dai Papi del IV secolo. In realtà la dottrina avventista del sabato si fonda su un gravissimo errore storico e teologico. Nella dottrina degli Apostoli, la Didachè, composta tra il I e il II secolo dopo Cristo, è prescritto ai cristiani: "Nel giorno del Signore radunatevi, spezzate il pane e rendete azioni di grazia". Nella Lettera di Barnaba, che va collocata intorno al 130, viene anche dichiarato il motivo per cui i cristiani celebrano con gioia l'ottavo giorno, cioè il primo giorno della nuova settimana, la domenica: perché in questo giorno "Gesù è risorto da morte". Nel 110 il Vescovo martire Ignazio di Antiochia, nella lettera agli abitanti di Magnesia, testimonia che i cristiani "non osservano più il sabato, ma impostano la loro vita in base alla domenica". Ancora un'ultima testimonianza a favore della domenica come giorno festivo dei primi cristiani: intorno al 155 il filosofo martire Giustino, nella sua prima apologia, così racconta: "Nel giorno che prende nome dal sole tutti coloro che abitano nelle città e nei villaggi si radunano in un luogo (per celebrare l'Eucarestia)... Noi tutti insieme ci diamo appuntamento la domenica perché è il primo giorno in cui Dio... ha creato il mondo, e ancora perché Gesù Cristo, nostro redentore, in questo giorno è risorto da morte". In conclusione la Chiesa Cattolica non ha abolito il terzo Comandamento del decalogo: "Ricordati di santificare il sabato" Vale anche per la Chiesa ciò che il Signore dice di sé in Matteo 5,17: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la legge e i profeti. Non per abolirli sono venuto ma per portarli a compimento". La Chiesa Cattolica adempie, perfeziona e porta a compimento il comandamento del sabato, proprio perché invece del settimo giorno della settimana celebra il primo giorno. Poiché il Signore é risorto il primo giorno della settimana come glorioso vincitore del peccato e della morte, la Chiesa, festeggiando la domenica, confessa che Cristo ha realizzato una nuova creazione e ha istituito nel suo sangue una nuova alleanza che nell'antico era soltanto preannunciata. E' in Cristo Gesù risorto che noi sperimentiamo la salvezza e non più nelle leggi cerimoniali dell'Antico Testamento. Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.) |