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Il Papa e la Terrasanta, tra arabi ed ebrei PDF Drucken E-Mail
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Il Papa e la Terrasanta, tra arabi ed ebreiDel viaggio di Benedetto XVI in Terrasanta si conosce ogni dettaglio. Il punto è però come questo viaggio prenderà corpo. La linea della diplomazia vaticana, confermata indirettamente anche da alcune parole del presidente della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, è quella che si andranno a visitare tre Stati: Giordania, Israele e Palestina. È una linea di equivicinanza tra il mondo ebraico, verso il quale Benedetto XVI mostra grande rispetto, e con il quale il Papa ha stabilito molte basi per il dialogo, e il mondo arabo. E non è un caso: il 2 per cento dei cattolici che vivono in Israele sono arabo-cristiani. La diplomazia vaticana è al lavoro perché i cattolici di Gaza (un totale di 200-250 permessi) possano andare in Israele ad assistere alla visita del Papa. Sul fronte ebraico, invece, la questione è ancora quella dell’Accordo Fondamentale, che riguarda le tutele dei luoghi santi, e non la proprietà, come ha precisato Monsignor Franco,  nunzio della ...

... Santa Sede in Israele. L’obiettivo è quello di strappare garanzie per il futuro, per “preservare l’atmosfera sacra e religiosa dei luoghi” e di “trovare il modo per assicurare queste proprietà non solo nel senso del possesso, ma della tutela della presenza, della vita e della possibilità della Chiesa di continuare ad essere qui ed operare”. Anche se, ammette poi, “la più alta forma di protezione sarebbe l’immunità dell’esproprio”.

Per quanto riguarda il mondo arabo, le relazioni diplomatiche sono aperte, c’è stata persino una volontà di dialogo con l’Iran, e la Giordania è in prima fila per il dialogo islamo-cristiano: è partita da Amman la lettera dei 138 che ha sanato la “ferita” (come la considerava il mondo arabo) di Ratisbona. Anche se una parte del mondo arabo continua le sue rimostranze: così seguaci dello sceicco Nazem Abu Salim, un predicatore musulmano di Nazareth, hanno messo su uno striscione, appena di fianco alla famosa Chiesa dell’Annunciazione, che condanna quanti insultano Muhammad (e il riferimento, ovvio, è proprio a ratisbona). Dato che Benedetto XVI dovrebbe essere a Nazareth il 14 maggio, anniversario della dichiarazione dello Stato di Israele, e che in quella data dovrebbe incontrare il primo ministro Nethanyau in quel giorno, la situazione sembra particolarmente accesa. E nella stessa Giordania, membri dei Fratelli Musulmani hanno chiesto pubbliche scuse al Papa per il suo discorso di Ratisbona, altrimenti protesteranno durante la visita del papa ad Amman. La posizione del Vaticano è che una spiegazione è già stata data, e più di una volta.

Infine, c’è la petizione che chiede al Papa di recarsi in visita nella striscia di Gaza. Cosa che probabilmente non sarà. 

di Andrea Gagliarducci

 
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