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Celebrazioni per i duecento anni della nascita di Leone XIII PDF Drucken E-Mail
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Celebrazioni per i duecento anni della nascita di Leone XIIIIl 20 febbraio 1878 al termine di un conclave durato solo 36 ore il cardinale Gioacchino Pecci fu eletto papa e prese il nome di Leone XIII. Il papa era nato esattamente due secoli fa il 2 marzo 1810 a Carpineto Romano. Per ricordare il secondo centenario della nascita la Chiesa locale di Anagni-Alatri ha annunciato che il papa Benedetto XVI si recherà in visita Pastorale il 5 settembre 2011 a Carpineto. Il vescovo della diocesi laziale mons. Lorenzo Loppa ha indetto uno speciale Anno Leonino che si estenderà dal 2 marzo 2010 al 2 marzo 2011. “ un anno -sottolinea mons Loppa – che intende valorizzare il ricco magistero del nostro conterraneo Gioacchino Pecci, il Papa delle cose nuove, soprattutto in ordine alla formazione del clero, all’educazione dei giovani, alla responsabilità primaria della famiglia e all’annuncio del Vangelo, che deve diventare lievito per una società umana da plasmare nella carità e nella verità”. Molte persone, oggi anziane, ricordano che, prima della ... 

... Riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il celebrante ed i fedeli si mettevano in ginocchio, alla fine di ogni messa, per recitare una preghiera alla Madonna ed una al Principe degli Angeli, scritta dal papa Leone XIII, che diceva: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”.

Uno dei segretari di Leone XIII, il padre Domenico Penchenino scrisse sull’origine di tale preghiera a San Michele: “Non ricordo l’anno preciso. Un mattino il grande pontefice Leone XIII aveva celebrato la Santa Messa e stava assistendone ad un’altra di ringraziamento, come al solito. Ad un tratto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fissare intensamente qualche cosa, al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza batter palpebre, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colori e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande, avveniva in lui.

Finalmente, come rinvenendo in sé, dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avviarsi verso il suo studio privato. I familiari lo seguono con premura e ansiosi gli dicono sommessamente: Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa? Risponde: Niente, niente. Dopo una mezz’ora fa chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e, porgendogli un foglio, gli ingiunge di farlo stampare e di farlo avere a tutti gli Ordinari del mondo. Che cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della invocazione al Principe delle milizie celesti, implorando Dio che ricacci Satana all’inferno”. Il cardinale Nasalli Rocca, a tal riguardo, testimoniò: “Leone XIII scrisse egli stesso quella preghiera. La frase “i demoni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime” ha una spiegazione storica, a noi più volte riferita dal suo segretario particolare, mons. Rinaldo Angeli.

Leone ebbe veramente la visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla Città Eterna, e da quella esperienza venne la preghiera che volle far recitare in tutta la Chiesa. Non solo, ma scrisse di sua mano uno speciale esorcismo contenuto nel Rituale Romano. Questi esorcismi, egli raccomandava ai vescovi e ai sacerdoti di recitarli spesso nelle loro diocesi e parrocchie. Egli lo recitava spessissimo durante il giorno”. E’ triste dover constatare che proprio oggi, nel primo decennio del terzo Millennio, in un tempo in cui è più che mai urgente fare appello all’Arcangelo Michele in difesa della Chiesa contro i nemici diabolici all’interno o all’esterno di essa, vi è un grande decadimento della devozione a San Michele. Sarebbe bello se proprio in occasione dell’anno Leonino il papa Benedetto XVI ripristinasse l’obbligo della preghiera a San Michele composta da Leone XIII al termine della Messa.

Don Marcello Stanzione

 
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