Menu Content/Inhalt
Home Page arrow Editoria e Libri arrow PREDICAZIONE E COMUNICAZIONE SOCIALE IN DON GIACOMO ALBERIONE Di don Marcello Stanzione
La via Segreta di San Michele - Itinerario per un cammino con il principe degli angeli
PREDICAZIONE E COMUNICAZIONE SOCIALE IN DON GIACOMO ALBERIONE Di don Marcello Stanzione PDF Imprimir E-Mail
Calificación del usuario: / 1
MaloBueno 
escrito por Amministratore   
venerdì, 02 de maggio de 2025
Non ci sono traduzioni - There are no translations - Nein Übersetzungen - No traducciones - Aucun traductions

PREDICAZIONE E COMUNICAZIONE SOCIALE IN DON GIACOMO ALBERIONENel magistero dei papi Leone XIII (1878-1903), Pio X (1903-1914), Benedetto XV (1914-1922), Pio XI (1922-1939), Pio XII (1939-1958), Giovanni XXIII (1958-1963), Paolo VI (1963-1978), don Alberione trova idee e incoraggiamenti per realizzare la “predicazione” con la comunicazione mediale: in quegli anni, infatti, il Magistero nei confronti delle tecniche di comunicazione evolve da una grande diffidenza verso un atteggiamento positivo. ...

 

 

I mezzi di comunicazione sono doni di Dio che l’uomo deve saper usare per il bene non per il male e i papi danno l’esempio: “Utilizzare tutti i mezzi: ed ecco in Vaticano la tipografia, la libreria, la radio, il telefono, il telegrafo, la televisione; ecco istituita la commissione per la cinematografia didattica e religiosa. Seguire la Santa Sede” (novembre 1950). Dopo aver ricordato le invenzioni di comunicazione (stampa, giornali, cinema, radio, televisione, dischi, ecc.) don Alberione sottolinea che: “Ognuno basta a produrre immensi vantaggi od immensi danni. Operano potentemente sulle masse; possono gravemente scuotere o grandemente rafforzare i quattro cardini della umana convivenza: la famiglia, l’ordine sociale, l’ordine religioso, l’ordine umano-morale”.

Le indicazioni di papi lungimiranti in comunicazione sono, allora, una bussola per don Alberione ed essa lo consola delle molte incomprensioni che provenivano anche da parte di esponenti della gerarchia ecclesiastica.

Col passare del tempo, però e nonostante tali reticenze, le aperture tendenti ad allargare ed arricchire il concetto tradizionale della predicazione fecero strada: diversi commentatori, ormai, si erano resi conto che la predicazione “è la proposizione della verità cristiana in funzione della salvezza: è, in altri termini, la proposizione della Parola eterna agli uomini.

Il fatto che tale proposizione sia avvenuta e avvenga oralmente, non entra, ovviamente, nell’essenza della predicazione stessa: se è ovvio che la Parola sia il contenuto essenziale della predicazione, ciò non significa che la parola parlata sia l’unico veicolo.

Il fatto orale, infatti, caratterizza solo il mezzo che è stato usato prevalentemente fin qui per far giungere agli uomini la verità e per sollecitarli a predicarla; la natura di questo mezzo, però, non incide direttamente ed essenzialmente sulla natura e sulla finalità di questa proposizione. E la cura della Chiesa nei secoli andati per la pittura e per la musica sacra è una conferma di quanto osservato: s’è parlato giustamente, infatti, di catechesi realizzata dalle teorie degli affreschi e delle pitture nelle chiese”.

Se, quindi, è fondamentale riuscire ad elevare i nuovi strumenti comunicativi a mezzi della catechesi, come nei secoli sono stati la pittura e la musica, non bisognerebbe stupirsi troppo di un affermazione di don Alberione che, ai tempi in cui fu pronunciata, venne considerata piuttosto audace: coloro che si dedicano all’editoria con intenti apostolici o almeno filantropici sono imitatori di Cristo, degli Apostoli i quali non si sono accontentati di insegnare, annunciare o testimoniare, ma hanno anche adottato lo scritto, comandando la moltiplicazione dello stesso.

“Scrivere è predicare, commentare, volgarizzare, applicare alla vita il Santo Vangelo. Come Gesù parlò e scrisse, come gli Apostoli parlarono e scrissero. La predica stampata è meglio precisata nella sua parte principale, per giungere a tutti…La stampa come apostolato è nella sostanza di istituzione divina. E’ Dio che ordinò di scrivere, sono gli apostoli che l’hanno esercitato; è la Chiesa che l’ha predicato…Le verità divine altre arrivano ai fedeli per mezzo della viva voce, altre arrivano per la scrittura”.

Nella visione di don Alberione, quindi, la presenza di san Paolo è decisiva: egli sostiene, infatti, che gli operatori della comunicazione sociale dovrebbero esprimere “la presenza di san Paolo oggi”, continuare la sua opera di portare il Vangelo alle nazioni, assumere il suo atteggiamento di apertura e di valorizzazione delle differenze, cercare nuove strade per poter parlare al cuore degli uomini ovunque e comunque, superare le difficoltà dovute a lingue o culture differenti.

Senza questo retroterra paolino riesce difficile capire l’originalità e la validità del pensiero di don Alberione. Egli sente di aver ricevuto la missione nella Chiesa del suo tempo, di porre a servizio della salvezza strumenti che sembrerebbero quanto mai lontani e refrattari a veicolare il mistero cristiano. Elabora perciò tutta una “dottrina spirituale” finalizzata a formare gli apostoli della comunicazione sociale.

 

 
< Anterior   Siguiente >

Traduttore

English Arabic Bulgarian Chinese (Simplified) Chinese (Traditional) Croatian Czech Danish Dutch Finnish French German Greek Italian Japanese Korean Norwegian Polish Portuguese Romanian Russian Spanish Swedish Catalan Filipino Indonesian Latvian Lithuanian Serbian Slovak Slovenian Ukrainian Vietnamese Albanian Estonian Galician Hungarian Maltese Thai Turkish Persian Afrikaans Malay Swahili Irish Welsh Belarusian Icelandic Macedonian

Statistiche Sito

Usuarios: 126759
Noticias: 3992
Enlaces: 35
Visitantes: 327936972
Hay 6 invitados y 1 usuario en línea

Feed Rss