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E’ ancora valido pregare con il Salterio? PDF Drucken E-Mail
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E’ ancora valido pregare con il Salterio?Il libro dei Salmi è un’antologia di 150 cantici di varia estensione e di vario soggetto, che costituiscono una sintesi dell’Antico Testamento in chiave di poesia e di preghiera. In greco,”Salmo” indica un cantico accompagnato da strumenti a corda; il corrispondente termine  ebraico è “preghiera” o “lode”. Il salterio – così viene chiamato il libro nel suo complesso – fu infatti largamente usato nella liturgia del tempio di Gerusalemme, come indica noi i titoli preposti alla maggior parte dei Salmi, che contengono spesso istruzioni liturgiche e musicali di difficile interpretazione. Il Salterio è diviso in cinque libri (Sal 1-41; 42-72; 73-89; 90-106; 107-150), nei quali confluiscono collezioni minori di diversa origine ed epoca. Tra i Salmi attribuiti  nei titoli a un preciso autore, la maggior parte appartiene al re Davide, sulla base di una tradizione antichissima e fondata, che vede in lui il più grande poeta religioso d’Israele (v. nota a Sir 47, 8-10). I Salmi appartengono a diversi generi letterari: ...

...  meditazioni sull’antica storia d’Israele, lamentazioni individuali e pubbliche, carmi che esaltano Gerusalemme, la divina regalità, la legge data da Dio al suo popolo, cantici in lode di Gerusalemme e del tempio, preghiera di lode, di domanda, di ringraziamento, di penitenza, ecc. Alcuni Salmi in lode del re d’Israele allargano ai più casti confini l’orizzonte della speranza messianica che, col monoteismo morale, è la struttura portante dell’Antico Testamento. Immersi nel clima dell’antica economica religiosa, i Salmi si proiettano sull’intera storia della salvezza, che si compie in Cristo, ed esprimono i sentimenti dell’uomo al cospetto di Dio con sincerità e verità ineguagliabili. Per questo motivo, la Chiesa ha scelto il Salterio come fondamento della sua preghiera ufficiale, meditandolo alla luce del mistero totale di Cristo, che i Salmi si servì spesso e che è la meta della fede dei Salmisti.

Dal punto di vista cronologico, i 150 carmi si distribuiscono lungo un periodo di molti secoli, dall’epoca di Davide (sec. XI a.C.) al IV sec. A. C. Da alcuni anni,  sulla preghiera salmica si è aperto un dibattito tra teologi, pastoralisti, biblisti ed educatori che va al di là del come educare i ragazzi e i giovani a questa forma di preghiera, ma affronta radicalmente il tema della validità dell’uso del Salterio nella preghiera cristiana. Brevemente, e in modo assai incompleto, richiamo le due posizioni senza entrare nel merito.

1. Salmi? No, grazie!

Evely, nel suo libro “ La preghiera di un uomo moderno” se ne esce con una espressione significativa:” A quando un’epurazione dei Salmi? Non è un disastro per la Chiesa pregare con le formule di una Rivelazione in ritardo?”. Altri autori ritengono che un giovane che vive in un contesto secolarizzato non può ritrovarsi assolutamente a pregare con i Salmi, che sono caratteristici di un mondo sacrale prescientifico e di una cultura lontanissima, per cui pregare con i salmi significherebbe uscire dal nostro mondo espressivo. Secondo altri, pregare con i salmi può essere dannoso, anzi può spingere i ragazzi e i giovani a rifiutare Dio, visto che oggi è spontaneo rifiutare le categorie con cui si presenta il Dio dell’Antico Testamento nella cultura ebraica.

Che possa essere pericoloso pregare con i Salmi, è sottolineato dal fatto che anche la “liturgia delle ore” ha “censurato” alcune parti di essi, visto che potevano scandalizzare gli stessi fedeli. Altri ancora, pur accettando in parte i salmi, rifiutano il modo con cui vengono proposti ai giovani, sia con il volerli radunare in Chiesa per Lodi e Vespri alla maniera dei monaci, sia per l’uso indiscriminato e meccanico dei salmi che risultano così incomprensibili ai giovani mentre vengono usati con l’illusione che siano il toccasana della preghiera.

2. Salmi? Sì, è bello!

Quelli schierati a favore dei salmi affermano che contro la tendenza a sostituire il Salterio con composizioni attuali vi è l’esperienza che dimostra come le preghiere composte dalla Chiesa invecchiano presto e le nuove formulazioni diventano facilmente meccaniche, mentre i Salmi, pur con tutte le difficoltà che presentano, conservano una novità che stupisce sempre.

In essi è presente tutta la nostra condizione umana (angosce, gioie, pene, rivolte, sensi di colpa, morte…) che li fa attuali per ogni uomo e per ogni epoca. Si afferma inoltre che il vero problema delle immagini di Dio nei Salmi non è che sia spesso visto in modo antropomorfico (come un uomo che si pente, che ride, che dorme…), ma che noi, affetti dallo spiritualismo greco, rifiutiamo tali immagini e affermiamo senza esitazioni che tali versi sono primitivi. In realtà, dietro a queste espressioni si trova l’esperienza di fede che il nostro è un Dio vivo,e che, come è possibile servirci delle espressioni antropomorfiche dei salmi per proclamare la sua esistenza operante. Anzi, alcuni fautori del Salterio, contro le difficoltà di presentare ai giovani l’Antico Testamento, come se fosse un insieme di nozioni geografiche o archeologiche, propongono di spiegare la storia della salvezza veterotestamentaria cantando e lodando Dio attraverso i salmi.

Basterebbe riprendere i principali salmi storici (78,105,106,114,135…) e spiegare in base ad essi le meraviglie di Dio e dei suoi santi; infatti, la vera ed unica chiave di lettura di tutta la Bibbia sarebbe quella che offrono i Salmi storici: solo così il passato diventa riflessione sul presente, confessione delle proprie infedeltà, ritorno a Dio per riprendere con lui il cammino. I fautori del Salterio propongono anche di ritradurre i salmi in un  linguaggio più facile e familiare ai ragazzi e giovani, per la loro educazione alla preghiera.

Don Marcello Stanzione

 
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