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VARIE INTERPRETAZIONI SUL NUMERO 666
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Mandami il tuo Angelo Custode - Milizia di San Michele ArcangeloGli Angeli, le prime creature dell'universo, sono state create da Dio a propria immagine e somiglianza. “L'angelo”, scrive San Tommaso, “è la creatura più eccellente perché tra tutte le creature porta la grande somiglianza col suo Creatore.

La glossa su Ezechiele, 28, Tu eri un modello di perfezione, dice: più sottile è la loro natura (la natura degli angeli), migliore è l'immagine di Dio espressa in loro”.

Il Signore conferì loro meravigliosi doni di natura e di grazia: saggezza, potere, bellezza, santità. Con il dono sovrannaturale della grazia santificante, Egli infuse in essi tutte le virtù della fede, speranza e carità e i doni dello Spirito Santo. Perciò la loro vita naturale di spiriti creati era perfezionata per via divina. Gli angeli divennero partecipi della vita divina e fu data loro l’opportunità di meritare la beatitudine eterna della visione di Dio in Paradiso. Perciò le stelle del mattino della creazione divennero i primi figli adottivi di Dio.

San Tommaso pensa che gli angeli abbiano ricevuto tutte quelle virtù sovrannaturali e i doni di grazia (assolutamente necessari per ogni creatura intelligente che volesse ottenere la Visione Beatifica) in proporzione esatta alla loro perfezione e attitudine naturale individuale.  Dal momento che la perfezione naturale di un angelo differisce specificatamente da quella di ogni altro, secondo San Tommaso, ne conseguirebbe che i gradi di grazia tra gli angeli differiscono persino di più che tra i nostri santi.

Che gli angeli fossero effettivamente elevati all'ordine sovrannaturale e dotati di grazia santificante è una verità fortemente difesa dai teologi cattolici all’unanimità. Questa verità è basata sulla Rivelazione Divina, dove gli angeli sono spesso chiamati “santi”,  “figli di Dio,”  “Angeli della luce”  in opposizione a Satana. Essi sono descritti come gaudenti della Visione Beatifica: “nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”.  Devono essere stati ammessi a questa visione solo perché sono stati precedentemente santificati e hanno perseverato nella grazia.

La santità degli angeli, non meno di quella dell’uomo, non è una qualità di natura, né qualcosa pretesa per natura, ma un dono sovrannaturale di Dio, concesso liberamente dal Suo stesso amore divino che ha dato loro liberamente tutti doni di natura e la stessa natura. “Le Potestà del cielo (gli angeli) non sono santi per natura, ma posseggono la misura della loro santificazione tramite lo Spirito Santo, in base al grado col quale uno eccelle su un altro”.  Secondo Sant'Agostino, il dono di grazia è stato concesso agli angeli insieme con il dono di natura, in modo che la loro creazione e la loro santificazione fossero simultanee: “Dio ha creato gli angeli con un amore casto in virtù del quale essi si avvicinavano a lui, garantendo loro la Sua grazia mentre creava la loro natura”.

Il momento esatto della santificazione degli angeli non è una materia di fede. Ma l’opinione di Sant’Agostino a proposito è diventata prevalente, soprattutto da quando San Tommaso la difendeva contro alcuni teologi medievali che affermavano che gli angeli erano rimasti per qualche tempo nel puro stato di natura e furono elevati all’ordine sovrannaturale poco tempo dopo. L’opinione di Sant’Agostino è stata adottata dal Catechismo Romano.

Proprio come l’uomo, gli angeli dovettero essere sottoposti a un periodo di prova durante il quale erano liberi di scegliere tre bene e il male. In quel periodo non erano ancora confermati nella grazia e non godevano della Visione Beatifica. Questo fu un periodo di esistenza simile a quello dei nostri primi genitori prima della loro caduta, nella misura in cui si possono chiamare pellegrini, vivendo nella fede e nella speranza di quelle verità sovrannaturali e delle promesse loro rivelate da Dio. Durante questo tempo gli angeli ebbero la grande opportunità di meritare il cielo e la vita eterna con Dio, ma nel frattempo furono esposti al pericolo di commettere peccato e perciò di perdere Dio e il Paradiso per l’eternità. I padri e i teologi sono unanimi nell’ammettere un periodo di prova per gli angeli. Gennadio che non era d’accordo, asseriva anche gli angeli furono creati in stato di grazia e gloria. La sua opinione presupporrebbe che il peccato sia possibile per quelli che godono della Visione Beatifica di Dio. La libertà di scegliere ciò che è sbagliato o peccato non esiste più nello stato di gloria.

È una questione di fede che durante il loro periodo di prova alcuni degli angeli peccarono e furono condannati all’inferno. Il fatto che effettivamente peccarono dimostra che c’era un periodo della loro esistenza dove il peccato era possibile. Dal momento che non potevano peccare in statu termini (lo stato di termine, cioè di godimento finale che esclude la possibilità di ulteriori meriti o demeriti) essi devono aver peccato in statu viae (lo stato di via, cioè lo stato della prova e del pellegrinaggio). Questo stato è necessariamente uno stato di fede e non di visione, di merito e non di ricompensa. Perciò l’esistenza di un tale stato di prova per l'angelo è una ferma conclusione teologica.

Quanto durò questa prova? La Rivelazione Divina non ci dà nessuna risposta. Le varie opinioni espresse sull’argomento da alcuni teologi sono pure speculazioni. Essi parlano di un singolo istante, oppure il tempo necessario per il primo atto d’amore ottenuto dagli angeli;  oppure di due o tre istanti, o morulae,  il primo istante che segna l’atto di creazione e santificazione, il secondo che si riferisce alla loro perseveranza o alla caduta, il terzo della conquista della gloria del cielo oppure la loro dannazione. Poiché non sappiamo nemmeno quando è durato il periodo di prova dei nostri primi genitori, non possiamo pensare di definire la durata della prova imposta dal Signore ai Suoi angeli.

Considerando la grande differenza esistente tra la natura angelica e quella umana e i tra i loro rispettivi modi di operare, sembrerebbe a priori che gli angeli avessero potuto richiedere un periodo di prova molto più breve rispetto all’uomo. L’uomo è relativamente molto lento nel suo sviluppo fisico e nelle sue operazioni mentali. L’angelo è in pieno possesso di tutti i suoi doni naturali fin dall’inizio e il suo processo mentale è istantaneo e perfetto. La grazia divina perfeziona la natura in base alla specifica modalità di quella natura, perciò la natura angelica sembrerebbe aver richiesto un periodo molto più breve rispetto alla natura dell’uomo, sia per il suo perfezionamento che per la sua prova. Tuttavia queste attente valutazioni non prendono in considerazione le ragioni nascoste della Divina Provvidenza che poteva aver richiesto un periodo molto più lungo di prova per gli angeli, perché il periodo di prova è anche un periodo di merito. Il fatto che il primo atto di amore verso Dio compiuto dagli angeli buoni fece loro meritare il Paradiso, non sembra una ragione sufficiente per dimostrare che furono immediatamente ammessi alla gloria del cielo. Avrebbero potuto meritare più gloria se avessero avuto l’opportunità di compiere più atti così meritori: “Il perverso continui pure a essere perverso, l’impuro continui ad essere impuro e il giusto continui a praticare la giustizia e il santo si santifichi ancora”.  L'uomo in stato di grazia non è subito ammesso in Paradiso dopo aver compiuto il suo primo atto di amore verso Dio ma di solito è lasciato per lungo tempo qui sulla terra nel suo stato di prova in modo da acquisire più merito. Il caso della prova degli angeli deve essere stato qualcosa di analogo.

Una cosa differenzia alla prova dell’uomo da quella degli angeli. Il primo atto di amore compiuto dall’angelo verso Dio è una scelta finale; amerà Dio per sempre. Potremmo dire che di conseguenza è praticamente confermato nella grazia, poiché colui che non si allontanerà mai dall’amore di Dio non perderà mai la Sua grazia. D’altro canto l’angelo che pecca, lo farà per sempre. Quest’ultimo è perduto: “A causa della sua alta perfezione un angelo che pecca cade lontano; a causa della perfezione della volontà angelica l’angelo che cade, cade ma una sola volta”.

La loro prima scelta di bene o male è una scelta immutabile, eterna. Dopo questa scelta di angeli sono divisi non semplicemente in santi e peccatori, come di solito è il caso degli uomini (che dopo la loro caduta hanno l’opportunità della conversione, redenzione e salvezza), ma in Angeli buoni e Diavoli.

Un’altra sostanziale differenza tra il periodo della prova degli angeli e quella dell’uomo è che tutti gli angeli erano individualmente e personalmente soggetti alla loro prova, perché erano tutti lì al momento; invece solo i primi genitori, il primo padre e la prima madre, erano personalmente presenti quando tutta l’umanità è stata soggetta ad una prova. Con la caduta di Adamo è caduta tutta l’umanità, perché tutta l’umanità era virtualmente presente in lui ed effettivamente rappresentata da lui per decreto divino. Perciò poiché Adamo ha peccato, abbiamo peccato tutti. Solo una parte degli angeli è caduta, perché solo una parte di essi ha disobbedito e peccato; gli altri, la grande maggioranza di essi, contrariata dal cattivo esempio dato da alcuni dei loro fratelli, rimase fedele a Dio con amore ardente e puro. Gli angeli buoni non hanno conosciuto il peccato, ma tutti gli uomini (tranne Gesù Nostro Signore e la sua Madre Immacolata) a causa del peccato originale sono servi del peccato, figli dell’ira e del rancore e bisognosi di redenzione. Questa mancanza di peccato degli angeli buoni, ancor più della loro nobile natura, li rende ai nostri occhi così meravigliosi e così amabili, e così cari a Dio.

                                   Tratto da "Gli Angeli di Padre Pio"

 
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