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La credenza popolare nei lupi mannari PDF Stampa E-mail

La credenza popolare nei lupi mannariUna delle forme più estreme di metamorfosi è quella detta “Licantropia”. Secondo questa credenza gli uomini possono trasformarsi in lupi, e in questa forma andare in giro per distruggere sia uomini che bestie. Con certe varianti, questa credenza è stata molto diffusa, mentre altri animali hanno talvolta rimpiazzato il lupo come per esempio in Giappone è accaduto per la volpe. Vari esempi di questo tipo di stregoneria vengono riferiti. Uno dei più noti fu quello di Gilles Garnier che fu giustiziato come lupo mannaro o uomo lupo nel 1573. Ricaviamo il racconto da Howard Williams che scrive che a Dole, nel 1573, un uomo lupo fu accusato di devastare la contrada e divorare i bambini. L’atto d’accusa fu letto da Henry Cams, dottore in legge e consigliere del re, e affermava che l’accusato Gillers Garnier aveva ucciso una bambina di dodici anni, riducendola a pezzi in parte coi denti ed in parte con i suoi artigli di lupo; ne aveva trascinato il corpo nella foresta, divorandone  una larga porzione e ...

...   riservandone il resto per sua moglie; inoltre che, mediante offese corporali inflitte nello stesso modo ad un’altra bambina, il lupo mannaro ne aveva cagionato la morte; inoltre, aveva divorato un fanciullo di tredici anni, lacerandolo da membro a membro; e che aveva dimostrato le stesse tendenze innaturali anche sotto la sua propria forma. “Cinquanta persone testimoniarono; ed egli venne messo come tortura sulla ruota ; che produsse l’effetto di una confessione senza riserve. Fu poi portato di nuovo al Tribunale dove il Dr. Cams, in nome del parlamento di Dole, pronunciò la seguente sentenza. “Vedendo che Gilles Garnier è, secondo la testimonianza di persone degne di fede e per sua propria spontanea confessione, reo confesso di abominevoli delitti di licantropia e stregoneria, questa corte condanna in nominato Gilles ad essere portato oggi stesso su un carro da questo luogo al luogo dell’esecuzione, accompagnato dal carnefice, dove  verrà legato ad un palo, e bruciato vivo, e le sue ceneri poi sparse al vento.

La corte inoltre condanna il nominato Gilles alla spese del processo. Dato  oggi 18 maggio 1573”. Dato che la credenza nella licantropia ebbe le più serie conseguenze non possiamo considerarla come una pura fantasia popolare. Veniva al contrario accettato come un fatto pienamente provato da teologi, uomini di legge, giudici, e dai principali scrittori che credevano nella stregoneria.

E’ discusso accuratamente dal frate domenicano Sprenger nel “Malleus Maleficarum”. Questo libro afferma chiaramente che “una reale metamorfosi sembra impossibile perché due creature di differenti nature non possono esistere nello stesso soggetto come dice S. Agostino. Ma il Diavolo può disporre in tal modo l’immaginazione che un  uomo può sembrare tanto a se stesso come gli altri un animale.

In questo caso ha luogo un mutamento corporeo, quello cioè dell’aspetto; simile al mutamento che la pagana Circe operò sui compagni di Ulisse, mutamento che fu in ogni caso soltanto una metamorfosi apparente. Una brava ragazza respinse saldamente gli approcci di un giovane dissipato; e questi si recò eccitatissimo da un Ebreo, riuscì a stregarla e la disgraziata venne mutata in cavallo; ma non fu un mutamento reale; fu soltanto uno scherzo del Diavolo che accecò gli occhi della ragazza e degli altri per tal modo che essa sembrava un cavallo.

Allora la recarono a S. Macario, sui cui occhi il Diavolo non aveva potere. Egli la riconobbe immediatamente come ragazza vera e propria e non come cavallo, e la liberò felicemente dalla stregoneria”. Il capitolo VI del II libro del Trattato “ Demonomania de gli stregoni”, di Jean  Bodin, famoso consigliere giuridico del re Enrico III, si occupa della questione. “Se il Diavolo riesca a cambiare gli uomini in bestie?” Bodin, nato nel 1529 e morto nel 1596, può venir considerato come una delle maggiori autorità in fatto di licantropia del suo tempo. Come dotto studioso, giudice, filosofo e politico egli sapeva considerare il soggetto da tutti i punti di vista. E andò completamente a fondo in questa questione della metamorfosi.

Egli notava il fatto che il Diavolo stesso assume frequentemente la forma di un becco. Meglio ancora, i Diavoli vengono chiamati becchi nella Scrittura (Is 12,21). La parola ebraica SE’ir, rivela egli, significa “becco” o “pelato”. Zoroastro parla di Demoni come di becchi. I Greci hanno rappresentati i Demoni come satiri lascivi, creature pelose, mezzo capri e mezzo uomini. Egli riferisce altresì che due caproni vengono ricordati in Lev. 16. In molti luoghi, come si vede, i Diavoli vengono associati o rappresentati come animali. E’ più difficile, ammette egli stesso, di credere invece nel cambiamento della forma umana in quella delle bestie. Ciò nondimeno i processi delle streghe e le storie divine e umane rendono la storia certa.

Egli narra una quantità di casi provati, e cita varie autorità che ritengono il fatto della trasformazione indubitabile. Ammette tuttavia che esso sia strano. “Ma” egli dice “ lo trova ancora più strano che molta gente non riesca a crederlo, vedendo che tutti i popoli della terra e tutta l’antichità sono d’accordo con questo punto”. Vari dottori, egli dice, messi in presenza di questo strano fenomeno, hanno asserito che la licantropia è una malattia di gente inferma, e fa sì che l’uomo pensa di essere un lupo e si dia perciò alla foresta. Molte ragioni e prove sarebbero necessarie per tacciare di menzogna le opinioni di tutti i popoli della terra e tutte le storie come le opinioni sostenute dai più grandi filosofi.

Egli pretende che questa posizione sia sostenuta da Tommaso d’Aquino il quale, nel secondo libro delle sue “Sentenze”, dice che tanto gli Angeli buoni come quelli cattivi hanno il potere naturale di trasformare i nostri corpi. Può ben essere , dice Jean  Bodin, che Dio che ha fatto tutte le cose abbia dato potere al mago di far si che un uomo per diabolica illusione appaia altro da quello che è. Molto frequentemente la credenza in tali metamorfosi era sostenuta da un appello all’esempio biblico e aver mangiato l’erba come un bove (Dan. 4.). Una delle prime critiche di questa credenza prevalente nelle trasformazioni magiche fu fatta da Reginald Scot nella sua “Discoverie of Witchcraft”. Nell’opinione di Miss Murray molti di questi casi di trasformazioni magiche possono spiegarsi in senso ritualistico.

“Questa credenza” essa dice “ sembra esser connessa con la venerazione di divinità animali o sacri animali, mutandosi l’adoratore in un animale, e addobbandosi con la pelle di tal creatura. L’espressione di parole magiche, con l’agire mediante gesti rituali, il portare addosso un magico oggetto o l’esecuzione di cerimonie magiche. Che le streghe frequentemente portassero maschere nelle loro assemblee sembra che vi siano buone ragioni per crederlo. Teodoro arcivescovo di Chanterbury (668-690) denunciò coloro che si mutavano in animali col vestirne le pelli.

Ma quantunque questa pratica ritualistica possa fornire la chiave a molte storie di trasformazioni magiche, non fu tuttavia questa la spiegazione generalmente accettata da coloro che ci hanno lasciato rapporti sulle pratiche di magia. Essi, come abbiamo visto, credevano fermamente nella vera e propria metamorfosi degli uomini empi in lupi mannari per opera del demonio.

Don Marcello Stanzione

 
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