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IL PERICOLO DELL’INFERNO IN UN LIBRO SU DON DOLINDO RUOTOLO
E' nelle librerie “ NATUZZA EVOLO E LE ANIME DEL PURGATORIO” di Don Stanzione PDF Stampa E-mail

E' nelle librerie “ NATUZZA EVOLO E LE ANIME DEL PURGATORIO” di Don StanzioneAncora un libro di Don Marcello Stanzione, questa volta su di una nuova tematica riguardante una donna del nostro tempo e della nostra epoca Natuzza Evolo e del suo rapporto con le Anime del Purgatorio, edito dalla Segno di Udine, pp 192, euro 15,00. Considerato che viviamo in un’epoca in cui è particolarmente difficile, per l’uomo moderno e per la sua anima, vivere nell’amore di Dio e nel rispetto alla sua Legge, trovando ostacoli continui ed ovunque nel suo progredire cristiano, questo nuovo testo di Don Marcello Stanzione sulla mistica calabrese, ci apre nuovi orizzonti sui rapporti esistenti tra la Chiesa militante, quella Purgante e la Chiesa trionfante, nella cosiddetta “Comunione dei Santi”. Don Marcello ci fa capire, anche alla luce dell’insegnamento del vivere quotidiano di questa pia ed umile donna del sud, che in questa lotta che si svolge per tutta la nostra vita terrena non siamo soli poiché Gesù è con noi “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20) e che la Santa Vergine, ... 

...   gli Angeli, i Santi e le Anime del Purgatorio ci assistono ed intercedono per noi. In modo particolare ha sviluppato quest’ultima tematica poiché le Anime dei nostri cari defunti, anche se non le vediamo più, non hanno smesso per questo di amarci e di pregare volentieri per noi. Similmente noi abbiamo, nei loro riguardi, un dovere di carità e, forse, molte Anime hanno bisogno delle nostre preghiere perché devono ancora purificarsi, in Purgatorio, dalle mancanze commesse durante la loro vita terrena. Noi, dunque, possiamo e dobbiamo aiutarle perché sappiamo che, per la Comunione che esiste nel Corpo mistico di Cristo, la Chiesa pellegrina può intercedere per Quella sofferente del Purgatorio. Quale sollievo quando anche noi saremo lì e vedremo come le nostre preghiere hanno contribuito ad alleggerire le loro sofferenze e quale gioia esse hanno sentito nel constatare che il nostro amore per esse non si è spento con la loro morte. E quali meriti per noi! E’ indubbio ed evidente a tutti che numerosi fedeli dell’incarnazione invocano argomenti che fanno loro onore… ma rivelano un’ignoranza totale della vera dottrina della Chiesa sul Purgatorio. Allorché quest’ultimo si rivela forse come la più ammirabile invenzione di un amore che si chiama allo stesso tempo Giustizia e Misericordia, non è infinitamente triste che tanti miscredenti … purtroppo! E quanti cristiani! Lo caricaturano in buona fede?

Essi vi vedono la correzione manuale attraverso il quale il cattivo pedagogo dona sfogo al suo astio, il “gabinetto nero” in cui il fanciullo ribelle urla di rancore. Ma Dio è molto più nobile di tutto ciò. E Colui che dichiara “disporre di noi con grande rispetto” ha una più alta idea della dignità umana.

Prima di tutto, ci si purifica in Purgatorio, non perché si soffre, ma perché si soffre bene.

Poiché la Chiesa professa che il dolore, in sé, non è che uno strumento. Strumento spesso necessario (non bisognava certo aspettare Musset per accorgersene), ma strumento comunque che non vale dunque che col modo con cui lo si utilizza. Ed è giustamente questo modo che differenzia il Purgatorio dall’Inferno. Non è affatto un feticcio come Croce, né un derviscio come cristiano. E la sofferenza non può assimilarsi ad un amuleto che basterebbe portare. Ma è un utensile che occorre per così dire mettere tra le mani di Dio con un’accettazione amorosa. E poi lasciarsi fare cooperando col proprio meglio.

Le anime del Purgatorio agiscono così: liberate dai fantasmi della carne, illuminate dal giudizio particolare, esse vedono la Giustizia e la vogliono. Vogliono dunque ed amano la loro pena, per dura che sia. Se l’infliggono da se stesse. E’ ciò che costituirà la loro grandezza e la loro pace; ciò che fonda la loro prossima felicità.

Dio, “che ci ha creati senza di noi, non ci salva senza di noi”, anche dopo la morte. L’anima del Purgatorio reca nel soffrire la sua ultima prova il grado d’amore che si è acquisito sulla terra, ed al quale la morte l’ha immutabilmente fissata. E’ ciò che dona al suo supremo sforzo il suo valore creatore: ciò che conta nel costruire là, in effetti, è una felicità senza limiti e solida per l’eternità.

Castigo il Purgatorio, certamente, ma castigo come conviene a degli esseri ragionevoli, ed ultima consacrazione della dignità umana. Poiché non si tratta affatto, ancora una volta, d’una prigione per debiti, o di pendenze, la cui potente collera d’un superiore si accanisce sul pagatore o sull’allievo recalcitrante. No, è l’amorevole cooperazione dell’offensore e dell’offeso per il ristabilimento necessario e desiderato dei loro buoni rapporti.

Certamente, per ben comprendere il Purgatorio, ci occorrerebbe comprendere il peccato; e, per questo, comprendere Dio, a cui il peccato si oppone.

Ed è precisamente quello che fanno le anime del Purgatorio. Ed è precisamente questo che è la causa delle loro sofferenze: esse vedono e rimpiangono le loro follie, poiché hanno acquisito la sapienza; vedono e deplorano le loro rilassatezze, le loro mancanze, poiché sono illuminate, poiché sono nobilitate. Ed è una vera passione che esse portano al rifacimento del loro essere.

Poiché, se è un castigo, il Purgatorio è anche un rimedio. E ciò noi possiamo meglio comprenderlo poiché noi vediamo un poco ciò che il peccato è in rapporto all’uomo.

Il peccato è il veleno dell’anima, e, certo l’assoluzione lo espelle, ma senza poterne interamente annullare l’effetto tossico: la vita resta indebolita.

Il peccato è ferita dell’anima e, chiusa la ferita, resta la cicatrice.

Il peccato è malattia dell’anima, e si sanno tutti i sacrifici che impone ogni convalescenza.

Tutto ciò che è danno soprannaturale deve essere riparato soprannaturalmente. Sia in questo mondo, sia nell’altro, poiché Dio, nella sua infinita misericordia, ha voluto donarci quest’ultima possibilità.

Il Purgatorio è il luogo in cui ci si purifica dalle scorie del peccato.

Che sia rimedio o castigo, il Purgatorio è quasi una seconda creazione dell’anima. Almeno un’educazione; si pensa che, andare in cielo, è menare la vita di Dio per tutta l’eternità? Quanti vi si sono sufficientemente preparati sulla terra?

Se un principe adottasse un ragazzo “della zona”, quale iniziazione non occorrerebbe a questi! Non solamente perché possa figurare nel suo nuovo ambiente, ma anche perché diventi capace di goderne.

Il Purgatorio è anche questo: apprendistato di dignità, apprendistato di felicità.

Così tutto questo lavoro si compie nella gioia, poiché percepito come sommamente giusto e fruttuoso, poiché garantito ed amato.

Quale differenza col sistema della reincarnazione! Nel quale il mio “io” attuale espierebbe inconsciamente delle colpe commesse da un io anteriore, e di cui io non custodisco il minimo ricordo!

Le Anime del Purgatorio non chiamano mai le loro pene “punizioni” ; esse al contrario le amano, talmente sono calme e rassegnate alla Volontà di Dio che esse amano ardentemente, di un puro amore, accettando con solerzia le loro sofferenze, considerando come una grande grazia essere in quel luogo. Ancor più, ella dice, se si proponesse loro di comparire davanti a Dio con la minima macchia, esse preferiscono precipitarsi in mille inferni, piuttosto che di comparire così davanti alla Maestà divina. E perché esse vedono che il Purgatorio è destinato a cancellare queste macchie, esse vi si gettano volontariamente e riconoscono che è una prova della misericordia infinita di Dio che permette loro, con questo mezzo, di allontanare questo ostacolo. Le Anime del Purgatorio soffrono non solamente con rassegnazione, ma con amore, ed il loro più grande desiderio è di vedere Dio. “La più grande sofferenza delle Anime del Purgatorio, ci dice il beato Suarez, grande teologo, è di essere private, e questo per loro colpa, della visione di Dio loro sovrano, perché esse hanno offerto pochissime soddisfazioni con le loro colpe nel corso della loro vita e negletto i tesori dei beni eterni”.

Non immaginiamo che il Purgatorio duri poco. Nostro Signore ci avverte nel Vangelo che il debitore “non uscirà di là prima che egli non abbia pagato fino all’ultimo soldo” (Mt.5,26). Nessuna lingua potrebbe comunque dire quanto esse soffrono ! San Tommaso d’Aquino scrive : “Il minimo tormento del Purgatorio è più grande del più violento dolore sulla Terra”. E’ vero che le Anime del Purgatorio amano Dio di un amore ardente e che esse sono contente di soffrire ; esse sono anche visitate e consolate dalla Santissima Vergine, dagli Angeli e dai Santi. Abbiamo, anche noi, compassione di queste povere Anime, che non possono procurarsi da se stesse il minimo sollievo, se non vorremo, dopo la nostra morte, sentire questa parola : “Un giudizio senza misericordia sarà portato contro colui che non eserciterà la misericordia”.

A tale proposito noi possiamo ottenere le più grandi grazie da Dio per mezzo delle opere di misericordia. E’ la parola infallibile del Salvatore : “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. Vi si darà la stessa misura che avrete dato agli altri”. Dio viene in aiuto ai misericordiosi in tutti i loro bisogni. Lo Spirito Santo, secondo Isaia, promette loro questa ricompensa quando egli dice : “Se tu apri il tuo cuore a quelli che hanno fame e che tu consoli un’anima afflitta, la tua luce irradierà nelle tenebre e la tua oscurità diventerà come pieno giorno” (Is. 58,10). Che vuol dire : quando l’uomo misericordioso cade in miseria e nelle sofferenze, e che da nessuna parte appare un raggio di luce o di speranza, è allora che Dio lo visita e lo consola ; le tenebre della sua afflizione si cambiano subito in luce di gioia ed in chiarore di pieno giorno.

San Tommaso d’Aquino insegna che la misericordia verso i fedeli trapassati è più gradita a Dio di quella che è esercitata verso i viventi. San Francesco di Sales dice : “In questa sola opera di misericordia verso le Anime del Purgatorio sono racchiuse le tredici altre opere della misericordia corporale o spirituale”. Un grande teologo, San Roberto Bellarmino, predicò pubblicamente che colui che intercede per le Anime del Purgatorio e fa loro del bene, compie una più grande opera di quella che se lui farebbe le più grandi elargizioni ad un povero di questo mondo.

Il nostro divin Salvatore disse un giorno alla Venerabile Maria Lataste : “Tu non potresti fare cosa più gradita a Dio nel venire in soccorso di queste Anime”. In mezzo alle Anime del Purgatorio, quelle dei sacerdoti non sono abbastanza raccomandate alla preghiera dei fedeli. E nonostante ciò, quanto sono grandi e numerosi i benefici che essi devono ai sacerdoti ! La maggior parte dei beni e delle benedizioni della religione giungono loro dal sacerdote. Dalla culla fino alla tomba, il sacerdote è per essi il distributore delle grazie, il consolatore, il sostegno, il consigliere. Nostro Signore diceva un giorno alla Venerabile Maria Lataste : “Figlia mia, prega molto, molto per i miei sacerdoti, perché non si prega abbastanza per essi ; i fedeli non dimenticano  troppo spesso che è loro dovere di pregare per i sacerdoti, che sono i loro padri in rapporto alla loro salvezza”. Più grande è la dignità di una persona, più grande anche è la sua responsabilità, più il giudizio sarà severo. Ecco perché numerosi sacerdoti devono anche passare per il Purgatorio. Preghiamo dunque per la loro liberazione, affinché, pervenuti nella gloria del Paradiso, essi siano i nostri intercessori presso Dio! E la Santa Messa è il più grande mezzo e la più grande consolazione delle Anime del Purgatorio.

La Santa Chiesa ha dichiarato formalmente nel Concilio di Trento, e ribadito col Concilio Vaticano II, che noi possiamo soccorrere efficacemente le Anime del Purgatorio soprattutto con la Santa Messa. Un’anima del Purgatorio apparve al beato Enrico Suso, gridando : “Fratello mio, occorre far dire delle Messe così come noi ce lo avevamo promesso”. Come San Giovanni di Alverain, il giorno dei Defunti, offriva durante l’elevazione il Sacro Corpo di Nostro Signore al Padre Eterno, pregandolo ardentemente di liberare per mezzo del Sangue di Suo Figlio le Anime del Purgatorio, egli ne vide una moltitudine, simili ad innumerevoli scintille di fuoco, uscire da una fornace e slanciarsi verso il Cielo. I Dottori della Chiesa, San Gregorio e San Girolamo, dicono che le Anime per le quali si celebra la Messa non soffrono durante quel tempo, né quelle per le quali il sacerdote fa il Memento. Noi otteniamo anche grandi grazie per noi stessi, quando facciamo dire delle Messe per le Anime del Purgatorio o quando vi assistiamo ; sono numerosi quelli che hanno trovato soccorso con questo mezzo. Soccorriamo dunque caritatevolmente i defunti con l’offerta del divin Sacrificio della Messa.

Alfonso Giusti

 
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