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IL PERICOLO DELL’INFERNO IN UN LIBRO SU DON DOLINDO RUOTOLO
E' nelle librerie "365 giorni con la Serva di Dio Edvige Carboni" PDF Stampa E-mail

E' nelle librerie "365 giorni con la Serva di Dio Edvige Carboni"E’ appena arrivato in tutte le librerie religiose il testo di don Marcello Stanzione “ 365 giorni con la serva di Dio Edvige Carboni” edito dalla Segno di Udine, pp euro 15,00. Un’instancabile lavoratrice nella vigna del Signore. Ecco quello che è stata Edvige Carboni: un’operaia umile, discreta e silenziosa, la cui vita fu vissuta con una totale dedizione a Cristo Crocifisso ed un profondo amore verso i più bisognosi. Non è forse molto conosciuta la figura di questa donna della Sardegna, vissuta tra la fine del sec. XIX e la prima metà del secolo appena trascorso, ma senz’altro stata una dei pochi, grazie ai quali, il genere umano continua a vivere, perché postasi a fianco della croce di Cristo che ripara per l’uomo ferito dal male. Edvige è stata una di quei pochi che Dio, di tanto in tanto, in particolari e difficili momenti della storia dell’umanità, manda sulla terra per parificare o equilibrare, con la loro sofferenza, i piatti della bilancia della giustizia divina, giustamente propensa a punire l’uomo ...

...  per come egli ha deturpato la propria dignità e l’immagine di Dio che è in lui.

Nacque con un segno di croce sulla parte alta del petto, un presagio sigillo di appartenenza a Cristo e di quello che sarebbe stata la sua vita. Sin dalla sua infanzia e adolescenza si segnalò per la bontà, preghiera ed ubbidienza in una famiglia moralmente sana, onesta e dedita al lavoro.

Ricevuta la Prima Comunione, iniziò un cammino di vera perfezione evangelica, corroborata quotidianamente dalla preghiera, dalla santa Messa e dai sacramenti. Nella parrocchia natale di Pozzomaggiore (SS) svolse con  passione la sua attività di catechista; aveva per tutti un sorriso, una parola buona ed una preghiera. I poveri e gli ammalati furono i suoi prediletti, ma per i peccatori ebbe una “vera passione”. Le sue preghiere indirizzate a Dio erano soprattutto per loro.

L’uso del telaio e il ricamo furono i suoi lavori. Avrebbe voluto diventare una religiosa, ma per obbedienza al suo confessore, fece della sua casa il suo convento, dove fu un angelo di bontà per tutti,specie quando la malattia si presentò per portarle via molti dei suoi famigliari.

Sin da giovinetta si parlava di lei come una santa; chi l’avvicinava avvertiva in lei la presenza del sacro, un’aristocrazia dello spirito che la facevano amare e rispettare. La sua esile figura nascondeva, in effetti, impensabili ricchezze spirituali che si esteriorizzavano in carismi non comuni. Nella chiesa parrocchiale si andava apposta, quando, ad un certo momento, la sua preghiera diventava estasi e la si vedeva sollevata da terra. Imparò presto a mortificarsi e a fare penitenza, a digiunare e a pregare incessantemente.

Pur se i suoi occhi miravano a traguardi lontani, ultraterreni, Edvige seppe soffermarsi a guardare gli uomini con amore.

Il 14 luglio 1911 il Signore la chiamò a diventare ostia e vittima per i peccatori donandole le stimmate. Ma non dette mai importanza ai tanti carismi ricevuti; per la Carboni era molto importante dare, per amore di Dio, anche un solo bicchiere d’acqua ad un bambino che avere una sola estasi.

Fu chiamata a soffrire e ad offrire; ad usare le sue sofferenze che – per chi non capisce quanto sia davvero vertiginosa e sconcertante il suo mistero – sono una sorta di arma segreta, la più potente che esista e, attraverso la quale, se unita e presentata al Padre insieme a quella incommensurabile del Cristo, possiamo essere salvati. Così fecero san Pio da Pietrelcina e il venerabile papa Giovanni Paolo II, per non andare molto indietro coi tempi.

In un’epoca in cui tiranneggiavano Hilter, Stalin, Mussolini e Tito, la Carboni fu chiamata alla sofferenza vicaria per Cristo e con Cristo. In un mondo malato di relativismo e quasi scristianizzato, Edvige ha dato e continua a dare testimonianza di come senza Dio non possiamo fare nulla; di come Egli debba essere servito ed amato nel nostro vivere quotidiano. La sua unica ragione di vita fu davvero quella di amare Dio, con la profonda consapevolezza che egli ci ama infinitamente e che è degno di essere amato con altrettanto, infinito amore.

Altrettanto amore Edvige nutriva per la Vergine Maria, che venerava con la recita quotidiana del santo Rosario ed offrendole tutte le sue sofferenze perché si realizzasse la conversione dei peccatori che la Madonna chiese durante le apparizioni di Fatima.

 L’esistenza di Edvige fu una vera marea di persecuzioni e, allo stesso tempo, un torrente in piena di delizie. Il cielo, per lei, è stato davvero saccheggiato di grazie e benedizioni per tutti, santi e peccatori, per chi frettolosamente la condannò o non la capì. A quanti si recavano da lui per una grazia, San Pio da Pietralcina consigliava di rivolgersi ad Edvige. Il servo di Dio Padre Giovanni Battista Manzella (Soncino 1855 – Sassari 1937) che la diresse spiritualmente per diverso tempo, diceva: “Voi non avete idea di quante grazie siate debitori ad Edvige; guardate come è esile! Eppure ha una voce potentissima ed io so, per esperienza, che alle sue preghiere Gesù e la Madonna si impietosiscono sempre”. Eppure Edvige si definiva “grande peccatrice”.

Edvige visse in Sardegna per quasi cinquant’anni. Nel 1929 lasciò il suo paese per la terra laziale, dove seguì la sorella Paolina, trasferitasi per un posto di insegnante elementare.

Visse a Roma dal 1938 sino al 1952, anno della sua morte. Nella capitale continuò la sua vita di sempre: preghiera e lavoro, sacrificio e amore per tutti, specialmente durante la seconda guerra mondiale. Continuarono anche i doni mistici: visite dei Santi, del suo angelo custode e della Vergine Maria, bilocazione, persecuzione diaboliche e contatti con le anime del Purgatorio. Leggendo la biografia di Edvige Carboni ci si rende davvero conto che Dio è meraviglioso nei suoi santi e che il muro che sembra separare la nostra realtà terrena da quella eterna, è fragile. Nei mistici Dio lo vuole abbattere e dare risposta a tante tesi che oggi lo negano o a quanti lo vogliono zittire sulla bocca di chi, al suo posto, sa di dover parlare.

La vita di Edvige Carboni fu una vera teofania. Ci auguriamo di cuore che, quanto prima la Chiesa riconosca come eroiche le virtù da lei praticate nell’arco di tutta la sua esistenza. La raccolta dei pensieri espressi dalla Serva di Dio Edvige carboni, possa realizzare un primo approccio alla sua figura per quanti ancora non la conoscano. Pensieri semplici, ma pieni di tanto amore per il Signore, espressi con convinzione direttamente a Lui o a quanti, a voce o per iscritto, ebbero la fortuna di starle vicino.

Sono grato alla Casa Editrice Segno di Udine e al curatore del libretto, don Marcello Stanzione, per quanto – ne sono convinto – scaturirà di bene dalla lettura di queste pagine e per il desiderio che nascerà di conoscere, imitare e amare questa grande anima, vera lampada accesa d’amore per il Signore e degna di essere posta sul tavolo per fare luce a tutti, in questo nostro mondo sempre più buio e cieco.

Ernesto Madau

 
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