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VARIE INTERPRETAZIONI SUL NUMERO 666
"Gli Angeli dei Cardinali": atti Convegno angelologico 2013, M.S.M.A. PDF Stampa E-mail

“Gli Angeli dei Cardinali!: atti Convegno angelologico 2013, M.S.M.A.Sono arrivati in tutte le librerie cattoliche gli atti del meeting angeli 2013 che ha per tema gli angeli dei cardinali. In quest’anno 2013 che ha visto le dimissioni di papa Benedetto XVI e l’elezione di papa Francesco, i cardinali sono stati particolarmente al centro dell’attenzione dei mass media mondiali. Per questo motivo la nona edizione del meeting sugli angeli, che si è tenuta ai primi di Giugno presso la parrocchia di Santa Maria La Nova in Campagna in provincia di Salerno,  ha trattato il tema degli spiriti celesti nel pensiero e nella vita di diversi cardinali che hanno dato lustro alla Chiesa.

I primi cristiani riconoscevano come sedi apostoliche, o Sante Sedi, le residenze ufficiali degli apostoli fondatori delle chiese primitive. La parola “sede” (che deriva dal latino sedes, ossia sedia), è ancora usata per la residenza di un vescovo, mentre il termine Santa Sede è venuto a significare comunemente la sede del vescovo di Roma, il Papa. Nella legislazione della chiesa cattolica (diritto canonico) e nella diplomazia internazionale, Santa Sede significa il vescovado del papa a Roma e insieme la curia vaticana, o corte pontificia, che lo aiuta a governare la chiesa cattolica. ...

... Secondo la teologia cattolica, i vescovi della chiesa governano le loro diocesi per autorità divina; in qualsiasi modo vengano scelti, la scelta deve essere confermata sempre dal papa. Insieme al papa, i vescovi esercitano su tutta la chiesa un’autorità che diventa visibile quando si riuniscono in concilio ecumenico. Dal primo concilio ecumenico di Nicea del 325 d.C., che definì la divinità di Cristo, al Concilio Vaticano II, convocato poco più di cinquanta anni fa, nel 1962, da papa Giovanni XXIII per il rinnovamento generale della chiesa, ci sono stati 21 concili ecumenici. Il papa tuttavia, nella sua qualità di successore di san Pietro, esercita anche da solo, per autorità divina, il potere supremo sulla chiesa. Quando impartisce degli insegnamenti in materia di rivelazione di morale può, da solo con i vescovi, invocare il dogma dell’infallibilità, e cioè la garanzia divina che in rari casi riguardanti la fede e la morale accuratamente definiti non può errare nel suo insegnamento. La Santa sede è il supremo organismo di governo del papa ed è l’ente, generalmente riconosciuto dalle leggi internazionali, in grado di compiere atti validi in nome della chiesa cattolica; costituisce (a parte l’ordine di Malta) l’unica eccezione alla regola secondo cui nella legislazione internazionale solo gli “stati” hanno responsabilità legale. All’interno della chiesa, la struttura della Santa Sede nel corso dei secoli si è sviluppata diventando un complesso sistema gerarchico comprendente una curia, o servizio civile, formato da funzionari così numerosi come mai nei tempi passati. Salvo alcune importanti eccezioni, i consiglieri chiave del papa sono i cardinali curiali, che vivono stabilmente a Roma, all’intermo o vicino alla Città del Vaticano. Considerati con affezionata deferenza dalla maggior parte dei cattolici, i cardinali con le loro diverse figure, taglie ed età rappresentato un gruppo di uomini eterogeneo come nessuno altro al mondo. I cardinali designati dal papa per essere i suoi collaboratori principali nel governo centrale, collettivamente formano il sacro Collegio dei cardinali. I membri del sacro Collegio rientrano in tre categorie: cardinali vescovi, cardinali preti e cardinali diaconi. La classificazione risale al medioevo, quando i consiglieri del papa venivano scelti tra i vescovi delle diocesi attorno a Roma, tra i sacerdoti delle parrocchie romane o semplicemente tra gli amministratori. (Tra questi ultimi, l’esempio più famoso è Gregorio Magno che, sebbene avesse una grande esperienza diplomatica, quando fu eletto papa era solo un diacono). Le particolari funzioni dei cardinali vescovi e dei cardinali diaconi rendono conveniente la loro residenza a Roma; per questo spesso vengono scelti cardinali diaconi preti e poi cardinali vescovi. I vescovi residenziali sono fatti cardinali preti e tali rimangono, mentre coloro che non sono membri della curia né vescovi residenziali (il cardinale Newman, per esempio, ricevette una speciale dispensa per vivere fuori Roma) sono solito fatti cardinali diaconi e tali restano. I cardinali vescovi, in genere ecclesiastici con una lunga attività di servizio amministrativo in Vaticano, vengono di solito promossi direttamente da nunzi o segretari di una delle sacre congregazioni al titolo di cardinali: possono così continuare il servizio a tempo pieno in curia. Prima del 1917, sebbene il fatto si verificasse molto raramente, anche dei laici potevano essere cardinali (Cesare Borgia balza alla mente come il più noto). Oggi i sacerdoti che diventano cardinali di solito sono già vescovi; se non lo sono vengono consacrati vescovi in precedenza. I cardinali dei nostri giorni ricevono il loro “titolo” in base all’antica suddivisione romana della curia. Il Collegio dei cardinali era in precedenza limitato a settanta, ma gli ultimi papi l’hanno nettamente aumentato. Nella scelta di candidati particolari, i papi del passato erano influenzati dalla loro evidente santità, dal nepotismo e da considerazioni di carattere politico, a volte spinti dalle relazioni del passato con i governi europei del tempo. Oggi la scelta dei cardinali è più prevedibile: i vescovi titolari di alcune sedi tradizionalmente primaziali quali Vienna, New York, Westminster, Varsavia, Parigi, Milano; i titolari di certi uffici nella curia. Nella effettiva scelta di una persona per una particolare sede, l’intervento del papa si limita di solito alla decisione, influenzata dal desiderio dei vescovi, del clero e del popolo, tra una “terna” di possibili candidati. Tuttavia la selezione dei cardinali rimane prerogativa del papa. Talvolta un cardinale non è nominato pubblicamente ma creato in pectore (segretamente). Quest’uso scomparve sotto papa Pio XII e papa Giovanni XXIII, per essere poi ripreso dal papa Paolo VI come gesto di solidarietà per onorare certi cardinali nei paesi comunisti. Vi sono diversi tipi di concistori, o riunioni , attraverso cui i cardinali prestano la loro opera nel governare la chiesa e nel perpetuare la loro organizzazione unica. Tali concistori vanno dal “ concilio segreto”, al quale partecipano con il pontefice e con un gruppo di funzionari e che può trattare la nomina di nuovi membri nelle loro file o la richiesta formale di pallia (i paramenti di lana, segno dell’approvazione papale) per i nuovi arcivescovi, ai rari concistori pubblici, condotti con scopi cerimoniali alla presenza di vescovi, diplomatici e anche semplici fedeli cattolici. La procedura per creare un nuovo cardinale è abbastanza flessibile, ma normalmente richiede nei vari stati procedurali il presunto consenso del collegio alla scelta fatta dal papa. Così papa Giovanni Paolo II tenne il suo primo concilio segreto per la nomina di 14 cardinali, i cui nomi erano stati resi noti in maggio, il 30 giugno 1979 nella sala conciliare del Palazzo apostolico. Erano presenti 52 cardinali precedentemente nominati, e furono trattare anche altre questioni concistoriali, compresa la nomina di vescovi e arcivescovi e la nomina del camerlengo del sacro Collegio. Circa un’ora dopo, nella mattinata, il decano del collegio consegnò ai nuovi cardinali i loro “biglietti” o certificati nella sala delle udienze Paolo VI. I nuovi cardinali presentarono quindi giuramento di fedeltà e obbedienza al papa e ai suoi successori. Poi il papa, alla presenza degli altri cardinali, di molti vescovi, dei membri dei corpi diplomatici e di 4000 fedeli, compì la cerimonia dell’imposizione della berretta ai nuovi cardinali inginocchiato davanti a lui, e assegnò a ciascuno il titolo di una sede romana. Il giorno successivo, 1 luglio, il papa concelebrò la messa con i nuovi cardinali e consegnò loro gli anelli nella basilica di San Pietro. Il 2 luglio i nuovi cardinali, insieme ad amici e familiari furono ricevuti in udienza dal papa. L’anello dato dal papa a un cardinale per la sua nomina varia di volta in volta. Nel 1946 papa Pio XII diede degli anelli con topazi. Un principe della chiesa indossa di solito una veste nera orlata di rosso vivo ma, nelle cerimonie pubbliche, si riveste di una talare scarlatta o di porpora. La mantellina o “mozzetta”, indossata per le cerimonie religiose, è scarlatta o rossa, così come il copricapo quadrato o berretta datagli dal papa. Paolo VI prese la decisione, divenuta operativa nel 1971, di escludere i cardinali ultraottantenni dalla possibilità di votare nei futuri conclavi per l’elezione dei papi e di continuare il lavoro nella curia. Questo provvedimento mise nei guai i funzionari del conclave successivo: gli ultraottantenni accettarono di essere esclusi dal conclave e dalle votazioni, ma si opposero al fatto di non poter disporre, su quanto stava succedendo, di maggiori informazioni del mondo esterno. In particolare volevano sapere chi fosse il nuovo papa prima dell’annuncio pubblico, ed essere così in grado di porgergli il loro omaggio insieme ai cardinali più giovani. Nel caso particolare, l’informazione giunse loro attraverso la “linea rossa”, uno speciale allacciamento telefonico. La decisione di escludere alcuni cardinali dal conclave fu vista anche come un richiamo al fatto che i cardinali e il loro collegio, contrariamente ai vescovi, erano una istituzione umana e non divina, e che in futuro avrebbero potuto esserci ulteriori cambiamenti e riforme riguardo alle modalità di elezione del papa. Certamente papa Paolo VI pensò molto alla possibilità di includere nel meccanismo elettivo altre persone oltre ai cardinali; in particolare egli pensò a dei rappresentanti delle Chiese Unite e ai vescovi membri del Comitato del sinodo dei vescovi (che, essendo nella maggior parte eletti dal sinodo, rappresentano il corpo episcopale) ma alla fine decise di non farne nulla. Il sistema attuale risponde all’assoluta necessità di sapere quali persone abbiano diritto di entrare in conclave e di partecipare all’elezione. Qualsiasi risoluzione diversa da quella attuale del Collegio dei cardinali, come il ricorso alle conferenze episcopali o ai votanti eletti dal sinodo dei vescovi, rischierebbe di riportare agli inconcludenti risultati che spesso afflissero la chiesa nel medioevo. Il sacro Collegio ha per suo conto un piccolo segretariato costituito da tre cardinali e da un decano. I suoi membri più importanti, da un punto di vista costituzionale e spesso anche politico, sono il decano e il camerlengo di Santa romana chiesa (carica che non va confusa con quella di camerlengo del sacro Collegio). Durante il periodo di interregno dopo la morte di un papa, il camerlengo, oltre ad assicurare la continuità dell’amministrazione ordinaria della chiesa tramite una commissione di cardinali residenti a Roma, organizza in collaborazione col decano i funerali del papa defunto e si occupa della convocazione e supervisione del conclave che dovrà eleggere il nuovo pontefice. In occasione dell’elezione del papa, i cardinali funzionano come entità corporativa, riunendosi in congregazione generale per preparare il conclave dove, in un numero massimo di 120, i cardinali elettori daranno il proprio voto. Nel libro edito dalla editrice Segno di Udine sugli atti del meeting angelologico 2013 sono trattati gli angeli secondo la visione dei cardinali Gaetano, Newman, Suenens, Dianelou, Lepicier, Capecelatro, Bonaventura da Bagnoreggio, Angel Herrera e del patriarca di Venezia Giustiniani. Conclude il testo un’ampia relazione sull’iconografia degli angeli dei cardinali.

don Marcello Stanzione

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