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ESISTENZA E NATURA DEGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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giovedì 18 giugno 2020

ESISTENZA E NATURA DEGLI ANGELIIl paragrafo 328 del Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che l’esistenza degli angeli è una verità di fede:

L’esistenza degli esseri spirituali, non corporali, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente angeli, è una verità di fede. La testimonianza della Scrittura è tanto netta quanto l’unanimità della Tradizione.

Questo mondo invisibile ha affascinato Sant’Agostino, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura, il cardinale Newman, ecc. ...

 

 CHI SONO GLI ANGELI ?

Il paragrafo 329 del medesimo Catechismo precisa la natura e la funzione degli angeli:

Sant’Agostino dice a loro riguardo: “Angelo designa la funzione non già la natura. Tu chiedi come si chiama questa natura ? – Spirito. Tu domandi la funzione ? – Angelo; da quello che è, è uno spirito, da quello che fa, è un angelo”. Con tutto il loro essere, gli angeli sono servitori e messaggeri di Dio. Poiché essi contemplano “costantemente il volto del Padre mio che è nei cieli” (Mt 18, 10), essi sono “gli operai della sua parola, attenti al suono della sua parola” (Salmo 103, 20).

Quando Gesù dice:

“In verità vi dico, in mezzo ai figli delle donne, non è mai sorto uno più grande di Giovanni il Battista; e ciò nonostante il più piccolo nel Regno dei Cieli è più grande di lui (Mt. 11, 11), si tratta del più piccolo degli angeli.

Sant’Agostino lo afferma chiaramente:

“Dio, egli dice, creò gli angeli con una volontà diretta, vale a dire con un casto amore che li univa a Lui, formando allo stesso tempo la loro natura ed aggiungendovi la grazia come un beneficio” (La Città di Dio, libro 12, cap. 9).

Quanto alla loro scienza, ecco la testimonianza del Libro dei Re:

“O mio signore e mio re, voi avete la saggezza di un angelo di Dio, e voi conoscete tutto quello che è sulla terra”.

Per esprimere la loro potenza, il re Davide canta nel Salmo 103, 20:

“Benedite Yahvé, voi tutti suoi angeli, eroi potenti, che compite la sua parola, attenti al suono della sua parola”.

La qual cosa il Concilio di Trento traduce, nel 1530, dicendo:

“Gli angeli sono potenti in virtù, essi eseguono gli ordini di Dio”.

Nell’ora dell’agonia, Gesù fa allusione alla potenza degli angeli:

“Tu pensi dunque che io non possa fare appello al Padre mio che mi fornirebbe seduta stante più di dodici legioni di angeli?” (Mt.26, 53).

Gli arcangeli sono da se stessi dei mondi talmente grandi e maestosi che la loro prima parola quando essi si rivolgono agli uomini è: “Non abbiate timore”.

Oggi, non si parla più degli angeli, ma occorrerebbe strappare una pagina su due della Sacra Scrittura per farli scomparire. Credere agli angeli permette di accettare tutta la creazione invisibile di Dio e dunque tutte le verità della fede.

Il paragrafo 330 afferma che gli angeli sorpassano in perfezione gli uomini:

In quanto creature puramente spirituali, essi hanno intelligenza e volontà: sono delle creature personali ed immortali. Sorpassano in perfezione tutte le creature visibili. Il bagliore della loro gloria lo dimostra.

San Bonaventura verso il 1250 in “Breviloquium” dona delle precisazioni sull’intelligenza e la volontà degli angeli.

Gli angeli, a causa della loro rassomiglianza espressa e della loro vicinanza al primo e sovrano principe, possiedono una intelligenza deiforme e l’immutabilità dopo il consenso dato dal libero arbitrio. Ricevendo la grazia divina, rivolti verso il sovrano bene, siccome essi tendevano totalmente verso Dio, furono confermati dalla gloria ed ugualmente resi perfetti. Essi furono nella loro volontà resi stabili e felici, nella loro ragione perspicaci, al punto da conoscere le cose non solamente in se stesse, ma anche nell’arte eterna e da ciò, essi non acquisirono solamente la conoscenza della sera, ma anche quella del mattino, o forse del giorno, a causa della pienezza e della purezza assoluta di quella luce nei riguardi della quale ogni creatura può essere chiamata, a giusto titolo, tenebre. Nella loro virtuosità, essi sono stati perfettamente fortificati sia nel comando, sia nell’esecuzione, che essi rivestano un corpo o meno. Nella loro azione, essi sono stati perfettamente ordinati, di modo che essi non potevano più disordinarsi né elevandosi nella contemplazione di Dio, né abbassandosi al servizio dell’uomo, poiché contemplando Dio faccia a faccia, laddove essi siano inviati, è sempre in Dio che essi corrono.

San Tommaso d’Aquino descrive verso il 1260 le tre superiorità dell’angelo sull’uomo; egli dice che il pensiero dell’uomo è incapace di immaginare la grandezza dell’angelo poiché esiste una differenza di qualità tra l’angelo e l’uomo.

Se, nell’antichità, l’uomo venerava l’angelo e l’angelo non venerava l’uomo, la ragione era nella superiorità dell’angelo in rapporto all’uomo. Questa superiorità si manifesta in tre maniere.

Prima di tutto, l’angelo è superiore all’uomo in dignità, per il fatto della sua natura spirituale. E’ scritto in effetti nei Salmi: “Di esseri spirituali ed incorruttibili, Dio ha fatto i suoi angeli”. Ma l’uomo è di una natura corruttibile. E’ per questo che Abramo diceva a Dio: “Io oserò parlare al mio Signore, io, cenere e polvere” (Gen.18, 27). Non conveniva che una creatura spirituale ed incorruttibile rendesse omaggio ad una creatura corruttibile.

In secondo luogo, l’angelo sorpassa l’uomo per la sua familiarità con Dio. L’angelo, in effetti, appartiene alla famiglia di Dio; egli sta vicino a Lui. “Migliaia di migliaia di angeli lo servivano e dieci centinaia di migliaia stavano alla sua presenza” (Dn.7, 10) è scritto nel Libro di Daniele. Ma l’uomo è come un estraneo a Dio, come esiliato lontano dal suo volto, dal peccato: “Io mi sono allontanato dal mio Dio con la fuga”. Conviene dunque che l’uomo onori l’angelo, a causa della sua prossimità con la maestà divina e della sua intimità con essa.

In terzo luogo, l’angelo è elevato al di sopra dell’uomo, dalla pienezza dello splendore della sua grazia divina. “Poiché Mio signore il re è come l’Angelo di Dio per cogliere il bene ed il male” (2S 14,17). Gli angeli, in effetti, partecipano con la più grande pienezza alla luce divina stessa come lo dice Giobbe: “Si possono contare le sue truppe? Contro chi non si leva il suo fulmine?” (Gb.25, 3). Così gli angeli appaiono sempre luminosi. Gli uomini, al contrario, partecipano ben a questa luce della grazia, ma con parsimonia e come in un chiaroscuro.

Infine, nel Padre Nostro, Cristo ci fa recitare l’obbedienza perfetta della volontà degli angeli quando noi diciamo: “Sia fatta la Tua volontà sulla terra come in cielo”.

 
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