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VARIE INTERPRETAZIONI SUL NUMERO 666
CENTENARIO DELLA PROCLAMAZIONE DI GIOVANNA D’ARCO A PATRONA DELLA FRANCIA Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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lunedì 17 ottobre 2022

Giovanna D'ArcoIn quest’anno 2022 ricorre il primo centenario della proclamazione di santa Giovanna D’Arco a patrona della Francia. La santa aveva una particolare famigliarità con gli angeli che fanno parte della missione profetica, politica e militare della Pulzella d’Orleans. ...

 

Gli angeli in genere e San Michele in particolare infatti occupano un posto troppo importante, nella spiritualità di Giovanna d’Arco, perché li si possa passare sotto silenzio. Fin dalla sua prima chiamata ella parla di angeli, che saranno costantemente presenti nei suoi ricordi, e per questo spesso li troveremo rievocati nel corso degli interrogatori. La “voce di Dio” che si rivela inizialmente ad ella nel giardino di suo padre, la terza volta le si manifesta chiaramente come “la voce di un angelo” (interrogatorio del 22 febbraio). In un successivo interrogatorio, i giudici vorranno chiederle alcune precisazioni a proposito di questa “voce”: “La voce che vi parlava era di un angelo, di un santo o di una santa, oppure la voce di Dio senza intermediari?”. “erano le voci di santa Caterina e di santa Margherita”, ella risponde. Ma poco più tardi, nel corso del medesimo interrogatorio, ella preciserà che “ha avuto il consiglio di san Michele”: “Qual è stata la prima voce?” “Quella di san Michele”. Ma il giudice le chiederà di essere più precisa: “Quale fu la prima voce che si comunicò all’età di tredici anni circa?”. “Fu quella di san Michele, lo vidi con i miei occhi. Non era solo, ma era accompagnato da angeli del cielo” (27 febbraio). E i giudici la spingeranno ad essere più precisa ancora: “Vedevate san Michele e gli angeli veramente in carne ed ossa?” “Li vedevo coi miei stessi occhi. Altrettanto bene quanto vedo voi ora. E quando mi lasciavano, io piangevo e avrei voluto che mi portassero via con loro”. Invano il giudice tenterà poi di ottenere ulteriori particolari intorno a quelle sue visioni di san Michele e degli angeli. Quel giorno, Giovanna vi si sottrarrà e durante il medesimo interrogatorio ella stessa vorrà precisare che, quando venne ferita nell’assalto delle Tourellese nel corso dell’assedio di Orléans, venne “confortata da santa Canterina”. Durante l’interrogatorio successivo, il giovedì 1 marzo, i giudizi sarebbero ritornati a lungo sulla parte spinti da una rivelazione della stessa Giovanna, che nel frattempo aveva dichiarato sicuramente a uno dei suoi carcerieri: “Prima che siano passati sette anni, gli inglesi patiranno una sconfitta ancora più grande di quella di Orléans e perderanno tutta la Francia”. “Come lo sapete?”. “Lo so dalle sante Caterina e Margherita”. Le viene chiesto allora di precisare ancora se san Gabriele e san Michele le abbiano mai recato visita insieme, ed ella risponde “che non ricorda”, il che significa evidentemente che non ha più voglia di parlarne. Ma proprio in quello stesso giorno, gli inquirenti si sarebbero accaniti per ottenere alcuni particolari delle apparizioni: quei personaggi che le appaiono, presentano sempre le stesse sembianze, portano corone o tuniche? Giovanna è evasiva e talvolta apertamente canzoniera: “E le sante che vi appaiono, hanno capelli?”. “Buona, questa domanda!”. Ed è proprio in quello stesso giorno che Giovanna darà la sua risposta più famosa. Le viene chiesto se santa Margherita parli inglese. “Perché dovrebbe parlare inglese, se non parteggia per gli inglesi?”. Tenteranno anche di chiamare in causa l’ “albero delle fate”, a proposito delle rivelazioni di santa Caterina e santa Margherita: “E’ per caso nell’albero delle fate, che vi hanno parlato?”. Al  che, Giovanna si limita a rispondere seccamente: “Non ne so nulla”. Ciò che più le sta a cuore è la compagnia stessa delle sante, l’assicurazione, da loro ricevuta, che esse non le dicono né promettono nulla senza che Dio lo permetta, e la promessa che le hanno fatto di portarla un giorno in paradiso. Ma vi sarà anche, subito dopo, un altro scambio di battute, che sarebbe rimasto altrettanto famoso: “Che aspetto aveva san Michele quando vi apparve?”. “Non gli vidi in capo alcuna corona, e dei suoi vestiti non ne so nulla”. “Era nudo?”. “credete che Dio non abbia di che vestirlo?”. “Aveva dei capelli?”. “Perché mai avrebbe dovuto farseli tagliare?”. E infine, quando le si chiede: “Aveva una bilancia?”. “Non ne so nulla”. Ma subito aggiunge, come riferisce il verbale: “Quando lo vedo, provo una grande gioia; ho la sensazione, quando lo vedo, di non poter essere in stato di peccato mortale”. Quando in seguito i giudici torneranno su questa stessa questione del peccato mortale, Giovanna risponde: “Non so se vi sono mai caduta, e non credo di aver compiuto atti tali da cadervi. Dio voglia che mai vi sia caduta e non voglia che io faccia o abbia fatto cose tali da far sì che la mia anima ne possa essere imputata”. Due giorni dopo, nel corso dell’interrogatorio del 3 marzo, Jean Beaupère cercherà di ritornare sopra un argomento col quale spera, evidentemente, di “incastrare” Giovanna. “Avete detto che san Michele aveva delle ali?”, egli insiste. Ma Giovanna risponderà con decisione: “Vi ho detto quello che so e non risponderò altro”. Poi, riportando il discorso sul suo proprio terreno, Giovanna aggiunge: “Ho visto con certezza san Michele e quelle sante, li ho proprio visti e so bene che si tratta di santi e sante del paradiso”. Lo scaltro professore universitario insisterà, per farle dire se ella crede che Dio ha fatto gli angeli e i santi nella forma e nel modo in cui ella li ha veduti, se Dio li ha creati in quella forma fin dall’origine. Giovanna eviterà di lasciarsi intrappolare dentro a simili arguzie, respingendo con risolutezza l’implacabile inquirente: “Li ho visti con i miei occhi. Non ne dirò altro”. Egualmente, ella rifiuterà di precisare in seguito, quando cominceranno ad interrogarla sull’abito maschile da lei indossato, se questo abito le è stato comandato dalla voce di san Michele, di santa Caterina o di santa Margherita: “Di questo, ora non vi dirò nulla”. E’ davvero sorprendente, leggendo in dettaglio gli atti del processo, osservare come ella, la ragazza ignorante, sappia riportare all’essenziale le questioni complicate volutamente dai maestri sapienti che la interrogano. Giovanna mostra per gli angeli una devozione profonda, di cui senza esitazioni fornirà tutti i particolari che le verranno chiesti, e in un caso andrà anche molto più in là di quanto i giudici avrebbero potuto immaginare. Non possiamo evitare di soffermarci su questa sorta di confidenza sull’aldilà cui ella giunge, ancora una volta, in tutta semplicità. Il giudice le chiede sospettoso (interrogatorio della mattina di lunedì 12 marzo). “Facevate la genuflessione davanti a san Michele e agli angeli, quando vi apparivano?”. “Si. E dopo la loro dipartita baciavo la terra che avevano calpestato”. “Questi angeli si trattenevano a lungo con voi?”. E qui, ella risponde qualcosa che questa volta va ben oltre ciò che le viene chiesto: “Essi vengono spesso tra i cristiani, senza che nessuno li veda; ed io ho visti molte volte in mezzo a loro”. E’ una confidenza davvero sconcertante, che sembra implicare in lei facoltà di visione mistica che vanno ben al di là di quelle su cui il giudice vuole avere dei dettagli. La presenza degli angeli è evocata da Giovanna come qualcosa di familiare, in qualche modo perfino naturale, come un modo invisibile che si mescola al mondo visibile. L’interrogatorio proseguirà poi con una domanda piuttosto stupida: se san Michele non le avesse mai spedito qualche lettera. E Giovanna darà ancora una di quelle sue risposte dilatatorie, a cui è solita ricorrere quando ritiene che le domande abbiano davvero ormai superato ogni limite!

 
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