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IL PERICOLO DELL’INFERNO IN UN LIBRO SU DON DOLINDO RUOTOLO
LE STIMMATE DI SAN PIO DA PIETRELCINA Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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sabato 01 aprile 2023

LE STIMMATE DI SAN PIO DA PIETRELCINANel ventesimo anniversario della canonizzazione di padre Pio non possiamo dimenticare uno degli eventi caratterizzanti della vita di Padre Pio e cioè la sua conformazione a Cristo crocifisso, portando per ben 50 anni - a partire dal 20 settembre del 1918 - i segni della passione con il dono delle stimmate. Padre Pio così descrive quell’evento in una lettera inviata a padre Benedetto il 22 ottobre del 1918: «Era la mattina del 20 dello scorso mese in coro, dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. ...

 
Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu un totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai allora e che vado sperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal giovedì a sera sino al sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la confusione susseguente che io provo nell’intimo dell’anima. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e col ritirare da me questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto buono? Toglierà almeno da me questa confusione che io esperimento per questi segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dal scongiurarlo, affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il dolore perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed insostenibile []».

Su tale argomento esiste una vera foresta bibliografica, sia a carattere scientifico, sia a tendenza divulgativa. Ad esso in particolare, solo per citare qualche titolo più significativo, ha dedicato un ampio studio documentario Gerardo di Flumeri, dal titolo Le stigmate di Padre Pio da Pietrelcina. Testimonianze – Relazioni, apparso nel 1984 in prima edizione e nel 1995 in seconda edizione. I dati più importanti di tutta la documentazione sono definitivamente confluiti nella Positio super virtutibus di Padre Pio, e in modo particolare nella Biografia documentata, pubblicata nel marzo 1997. Da tale data ben poco di assolutamente nuovo è emerso, sia a livello documentario, sia a livello interpretativo. Come è facile intuire, il giorno 20 settembre del 1918 è uno spartiacque tra il p. Pio del nascondimento e il p. Pio “dilaniato” dalla gente. A cambiare in questo periodo non è solo la vita del santo, ma quella di un’intera comunità religiosa e anche di tutto il paese di San Giovanni Rotondo. Il nostro intento, ora, sarà quello di vedere come queste cose si evolveranno nel tempo e come San Pio ha vissuto la sua stimmatizzazione, i fenomeni straordinari, oltre al fatto, e forse questa è la cosa più importante, che ha vissuto in modo straordinario il suo quotidiano, facendo sì che chi si recava a San Giovanni Rotondo, assaggiasse e sperimentasse uno spaccato di paradiso già su questa terra. Per avere un anticipo di come le cose siano cambiate velocemente nella vita del santo leggiamo poche righe di una sua lettera indirizzata al suo padre spirituale, p. Benedetto Nardella di S. Marco in Lamis, scritta qualche mese dopo e precisamente il 3 giugno del 1919:

«Non ho un  minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai lacci di satana. Benedetto ne sia Dio! Quindi vi prego di non affliggermi più assieme agli altri col fare appello alla carità, perché la maggior carità è quella di strappare anime avvinte da satana per guadagnarle a Cristo. E questo fo assiduamente e di notte e di giorno».

 Per avere ancora di più la percezione di quello che avveniva nel piccolo convento di S. Giovanni Rotondo, basta leggere queste altre piccole righe che il santo scrive il 19 novembre dello stesso anno:

«Il mio lavoro è sempre assiduo, e con più responsabilità. È ormai l’una dopo mezzanotte, che traccio queste poche righe. Sono ormai diciannove ore di lavoro che vado sostenendo, senza un po’ di sosta».

 

Da quanto emerso, si capisce subito che la notizia delle stimmate si è diffusa con una notevole rapidità. Se la cosa non ci stupisce molto, perché abituati ad essere raggiunti, in tempo reale, da notizie provenienti da ogni parte del mondo, grazie ai media, internet e social network, la cosa non era così agli inizi del ‘900 sia per la scarsezza dei mezzi di comunicazione, sia perché da poco era finita la prima grande guerra e sia perché il fatto è accaduto in un piccolissimo e povero paesino del Gargano. Tutti elementi, questi, che ci fanno intuire il riverbero che deve aver avuto una simile notizia. Notizia che, data la sua straordinarietà, ha di sicuro sorpreso la gente, ma allo stesso tempo ha trovato una pronta accoglienza. Tuttavia, se è vero che il frate stigmatizzato da una parte incontrava la benevolenza di fedeli e pellegrini, dall’altra parte trovava un volto materno e prudente della Chiesa, che difronte a certi fenomeni ha dovuto mostrare tutta la sua vigilanza e riflessione, anche a rischio di sembrare troppo dura e restrittiva nei confronti di uno dei suoi figli.

 
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