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VOLARE IN COMPAGNIA DEGLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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Scritto da Amministratore   
sabato 04 marzo 2023

VOLARE IN COMPAGNIA DEGLI   ANGELIGli angeli associano talvolta gli uomini e le donne ai loro voli. Vi sarebbe di che avere le vertigini od il mal di volo ma, in regola generale, questi voli angelici accadono piuttosto bene.

Una volta, il santo copto Täkla Haymanot fu fermato in una sua corsa apostolica dalla rottura di un ponte sospeso su di un precipizio: impossibile scendere fino in fondo al cratere per risalir poi, essendo in ogni modo il fiume sottostante in piena. L’arcangelo San Michele gli prestò le sue ali affinché potesse attraversare l’ostacolo e proseguire la sua strada. Così Täkla Haymanot è rappresentato nell’iconografia copta sotto l’aspetto di un monaco dotato di sei grandi ali bianche. ...

 

Questo esempio sottolinea la differenza che esiste tra questo fenomeno e la levitazione, che non risiede nell’intervento degli angeli, e che – salvo casi eccezionali, come quello di San Giuseppe Da Copertino (1603-1663), chiamato a giusto titolo il santo volante – non mira a far percorrere notevoli distanze a quelli che lo sperimentano. Eppure, è agli angeli che la  monaca cappuccina Passidea Crogi attribuiva le sue lievitazioni e le sue corse estatiche, ma le accadeva anche di volare, senza essere in estasi, così al momento di un pellegrinaggio ch’ella compì al santuario di Loreto i suoi piedi non toccavano terra, ed ella andava con una tale celerità che nessuno poteva seguirla. Per evitare questo genere di manifestazioni che la riempivano di confusione, ella prese l’abitudine di farsi legare sul dorso di un asino, al momento dei suoi spostamenti: gli angeli non osarono sollevare il povero animale.

Il volo angelico è legato, pare, alla bilocazione ed alla traslazione (passaggio subitaneo da un posto ad un altro). Così, nel XV secolo, il francescano Juan De La Cruz, ne fece l’esperienza quando una sua penitente, clarissa a Valladolid, fu sul punto di morire: come egli andava a prendere il Santissimo Sacramento nella cappella, il suo angelo lo prese e lo trasportò attraverso l’aria fino al capezzale dell’agonizzante per permettergli di giungere in tempo e di amministrarle il viatico; e, allo stesso modo, egli lo riportò al suo convento.

Il giorno dell’Annunciazione del 1453, San Pietro Regalado (1390-1456), un altro francescano osservante spagnolo, fu trasportato dagli angeli dal convento di Abrosco fino a quello di Aguilera dove si trovava un’immagine della Vergine ch’egli amava particolarmente: egli prese il tempo di farvi le sue devozioni, poi ritornò allo stesso modo ad Abrosco per recitare il mattutino, con grande meraviglia e stupore dei frati dell’una e dell’altra comunità.

Un giorno, la duchessa di Bidona inviò un suo servo a cercare a cavallo frate Innocenzo Caldera, che viveva nel convento dei francescani di Ara Caeli a Roma. Avendo compiuto la sua missione, il messaggero ritornò a render conto alla sua padrona, e fu sorpreso di trovare il religioso vicino a lei: egli era stato trasportato dagli angeli. Il fenomeno non era raro: nelle sue estasi, frate Innocenzo era sollevato da terra, ed egli supplicava Dio di nascondere questi fatti straordinari e di sottrarlo alla venerazione dei suoi fratelli; allora gli angeli lo prendevano e lo trasportavano in un luogo isolato, dove egli poteva dedicare tutto  il suo tempo all’orazione e ritornare tranquillamente in se stesso senza attrarre l’attenzione della sua comunità religiosa.

La monaca messicana del diciassettesimo secolo Juana de la Cruz era, anch’ella, dedita a questi voli stupefacenti. Se il suo angelo custode la conduceva frequentemente in purgatorio, le indicava quello che conveniva fare per abbreviare le sofferenze delle anime che vi si trovavano – ella provava allora la nettissima sensazione di volare -, egli la portò anche una volta nei luoghi santi: ella notò la differenza tra l’impressione che aveva avuto precedentemente e quella che ebbe allora della realtà concreta del volo. Ma attraversò veramente il Mediterraneo a tiro d’ala, come ella ne fu convinta? Questa è un’altra storia. I voli angelici di Maria d’Agreda rilevano dello stesso tenore. In un primo tempo, il suo angelo custode prendeva le sue sembianze per andare a predicare agli Indiani del Messico e distribuire loro dei rosari, che scomparivano dalla sua cella e che si ritrovarono effettivamente nella Nuova Spagna. Poi la santa confezionista si recò ella stessa in bilocazioni al di là dell’oceano, sempre munita dei suoi rosari. Infine, ella fu – le pareva – trasportata col suo corpo fin presso i suoi cari Indiani, per evangelizzarli, insegnare loro il catechismo e lasciar loro, come ricordo, uno dei molteplici rosari di cui ella aveva sempre una provvigione a questo riguardo. Ben prima di lei, Marina d’Escobar si recava allo stesso modo in Inghilterra, per convertire gli eretici protestanti ed incoraggiare i cattolici perseguitati, ed in Barbaria (Africa del nord) per consolare i prigionieri cristiani: ma le sue bilocazioni, o traslocazioni, sono  meno attestate di quelle della monaca di Agreda.

 

 
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